Come ottenere il discernimento biblico

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CONOSCERE IL DIO VIVENTE

 

 di Giovambattista Mele - Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: La sacra Bibbia parla in modo chiaro su quest’argomento. La riflessione teologica su Dio è oggetto della «teologia propria».

     Non è sufficiente dire che Dio è il Creatore dell’universo. Infatti bisogna altresì spiegare congiuntamente l’attuale relazione che li lega: Dio mantiene costantemente in vita l’universo. Allo stesso modo, quando diciamo che Dio è personale dobbiamo immediatamente aggiungere che non è soggetto alle limitazioni della personalità umana. È vero che Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, ma una cosa è l’originale e una cosa è la sua immagine.

     Possiamo parlare di Dio correttamente solo in modo «polare» — p.es. Dio è misericordioso, ma anche santo (Es 34,6s); si rivela, ma anche si nasconde (Is 45,15; Pr 25,2) — evitando perciò di polarizzarlo in un modo o nell’altro. A ciò si aggiunga che tutte le verità, che evidenzieremo qui di seguito su Dio, devono essere considerate insieme. Se si rigetta o modifica anche uno solo di questi aspetti, il nostro concetto di Dio sarà seriamente intaccato. Un’immagine distorta di Dio è alla base di vari disturbi spirituali.

 

Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella, «Chi è Dio?», Entrare nella breccia (Punto°A°Croce, Roma 1996), pp. 103-111.

 

 

2.  DIO È PERSONALE: Egli non è una forza impersonale o un’energia. Come gli uomini hanno nomi di persone che li caratterizzano, così Dio nell’AT si diede vari nomi nella storia e un nome specifico legato a Israele e al suo patto: Jahweh.

     ■ Il Dio all’opera: Jahwè significa «colui che interviene», ossia per liberare il suo popolo; alcuni lo interpretano come «colui che è qua (attivamente)». Si potrebbe tradurre con «l’Agente»; nei brani che riportiamo, manteniamo «l’Eterno», sebbene questo non sia la traduzione di Jahwè. «Elohim disse ancora a Mosè: Dirai così ai figli d’Israele: “Jahwè, l’Elohim dei vostri padri, l’Elohim d’Abrahamo, l’Elohim d’Isacco e l’Elohim di Giacobbe” mi ha mandato da voi. Tale è il mio nome in perpetuo, tale la mia designazione per tutte le generazioni» (Es 3,15). Elohim significava «tremendo» e designava allora «l’autorità». In ogni modo, il nome Jahwè fu rivelato in connessione con la liberazione d’Israele dall’Egitto (Es 3,13-17; 6,3-8).

 

Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella, Manuale Teologico dell’AT (Punto°A°Croce, Roma 2002), «Jahwè», pp. 200ss; «Nome di Dio», pp. 236s; «Tremendo», pp. 356ss.

 

     ■ Essere razionale: Dio ha una mente e può pensare; non è perciò irrazionale. «Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri né le vostre vie sono le mie vie, dice l’Eterno. Come i cieli sono più alti della terra, così le mie vie sono più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri» (Is 55:8ss)

     ■ Arbitrio: Dio ha una volontà e decide in piena libertà. Egli non è determinato da qualcuno, né da qualcosa. «Sì, io riconosco che l’Eterno è grande e che il nostro Signore è al di sopra di tutti gli dèi. L’Eterno fa tutto ciò che gli piace, in cielo e in terra, nei mari e in tutti gli abissi» (Sal 135,5s; cfr. 115,3).

     ■ Emozioni: Dio è capace di sentimenti. Dio usò il profeta Osea per manifestare i propri sentimenti: «Come potrei abbandonarti, o Efraim, o lasciarti in balia d’altri, o Israele?... Il mio cuore si commuove dentro di me, le mie compassioni s’infiammano tutte» (Os 11,8).

     ■ Comunicazione: Poiché è un Dio «personale», può rivelarsi agli uomini, comunicare con loro e trasmettere loro la verità. Può avere un rapporto personale con gli esseri umani e questi ultimi lo possono conoscere in modo personale. «Poiché così dice l’Alto e l’Eccelso, che abita l’eternità, e il cui nome è “il Santo”: Io abito nel luogo alto e santo e presso colui che è contrito e umiliato di spirito, per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare lo spirito degli umiliati» (Is 57,15).

 

 

3.  DIO È INFINITO: «Personale» non significa che Dio abbia le limitazioni della personalità umana. La Bibbia avendo un linguaggio concreto, non contiene un concetto come «Dio è infinito», ma contiene delle asserzioni o delle illustrazioni corrispondenti.

     ■ Essere non creato: Dio non fu creato da qualcuno più grande di Lui. «Prima di me nessun Dio fu formato e, dopo di me, non v’è ne sarà alcuno» (Is 43,10).

     ■ Sempre esistente: Dio è sempre esistito ed esisterà sempre. Non è limitato dal tempo, poiché sia il tempo che lo spazio sono sue creature. «Prima che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra e il mondo, anzi da sempre e per sempre tu sei Dio» (Sal 90,2)

     ■ Onnipresente: Dio non è limitato dall’universo, poiché opera costantemente attraverso di esso. Egli è onnipresente. Niente, in tutto l’universo, si muove e opera indipendentemente da Lui. «Sono io soltanto un “Dio da vicino” — dice l’Eterno — e non anche un “Dio da lontano”? Potrebbe uno nascondersi in luogo occulto senza che io lo veda? — dice l’Eterno. Non riempio io il cielo e la terra? — dice l’Eterno» (Gr 23,23s).

     ■ Onniveggente: Dio conosce ogni cosa presente e futura di ciascun individuo poiché è onnisciente. Il Salmista esprimeva questa consapevolezza: «Tu sai quando mi siedo e quando m’alzo, tu intendi il mio pensiero da lontano. Tu mi scruti quando cammino e quando mi giaccio e conosci a fondo tutte le mie vie» (Sal 139,2s).

     ■ Onnipotente: Dio può fare ciò che vuole, essendo onnipotente, sebbene non può smentire se stesso quanto al suo carattere santo e giusto. Non esiste per Lui caso, fato o fortuna; niente opera indipendentemente da Lui. Mosè riconobbe in preghiera: «O Signore, o Eterno, tu hai cominciato a mostrare al tuo servo la tua grandezza e la tua mano potente; poiché qual è l’Iddio, in cielo o sulla terra, che possa fare delle opere e dei portenti pari a quelli che fai tu?» (Dt 3,24). Giobbe riconobbe: «Ma egli non ha uguali, e chi mai può farlo cambiare? Ciò che egli vuole, lo fa; così egli compirà ciò che ha decretato nei miei confronti e di piani come questo ne ha molti altri» (Gb 23,13s; cfr. 9,12ss). Il re babilonese Nebukadnezar riconobbe: «Tutti gli abitanti della terra sono da lui reputati un nulla; egli agisce come vuole con l’esercito del cielo e con gli abitanti della terra; e non v’è alcuno che possa fermare la sua mano o dirgli: “Che fai?”» (Dn 4,35).

     ■ Più grande del creato: Il saggio re Salomone, dopo aver costruito il tempio, confessò solennemente dinanzi al popolo: «Ma è egli proprio vero che Dio abiti con gli uomini sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non ti possono contenere; quanto meno questa casa che io ho costruita!» (2 Cr 6,18). Paolo disse agli Ateniesi nell’Areopago: «Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti d’opera di mano…» (At 17,24).

 

 

4.  DIO È IL CREATORE DELL’UNIVERSO: Il tempo e lo spazio sono stati creati per il suo libero arbitrio. Dio non era obbligato a creare l’universo, era completo e perfetto anche senza di esso. «Lodatelo, voi tutti suoi angeli, lodatelo voi tutti suoi eserciti. Lodatelo, voi cieli dei cieli, e voi acque al di sopra dei cieli. Tutte queste cose lodino il nome dell’Eterno, perché egli comandò, ed esse furono create» (Sal 148,2-5)

     L’universo è completamente distinto da Dio. Egli è trascendente. L’universo non è una parte di Dio né una emanazione di Dio. «I cieli furono fatti per mezzo della parola dell’Eterno, e tutto il loro esercito mediante il soffio della sua bocca. Egli radunò le acque del mare come in un mucchio e ripose gli abissi in serbatoi. Tutta la terra tema l’Eterno, e tremino davanti a lui tutti gli abitanti del mondo. Poiché egli parlò e la cosa fu; egli comandò e la cosa sorse» (Sal 33,6-9)

     Dio non creò l’universo trasformando del materiale prima preesistente: Egli creò tutto dal nulla. «Per fede intendiamo che i mondi sono stati preparati per mezzo della parola di Dio, cosicché le cose che si vedono non vennero all’esistenza da cose apparenti» (Eb 11,3). Ciò significa che le cose attualmente visibili non furono tratte da cose che si potevano già percepire con i sensi.

     Dio usa la stessa potenza, con la quale ha creato l’universo, per aiutare le sue deboli creature che si affidano a Lui. «Non lo sai tu? Non l’hai tu udito? L’Eterno è il Dio d’eternità, il creatore degli estremi confini della terra. Egli non s’affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile. 29Egli dà forza allo stanco e accresce vigore allo spossato. 30I giovani s’affaticano e si stancano; i giovani scelti vacillano e cadono, 31ma quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze, s’alzano a volo come aquile; corrono e non si stancano, camminano e non s’affaticano» (Is 40,28-31)

 

 

5.  DIO MANTIENE IN VITA L’UNIVERSO: Dio non ha solo creato l’universo, Egli lo sostiene (cfr. Eb 1,3). Dio opera nell’universo quantunque non sia parte d’esso. Egli non è semplicemente la «Causa prima» di ogni cosa. Dio non è come l’orologiaio che, dopo aver costruito l’orologio e avergli dato la corda, lo lascia a se stesso. L’universo, senza l’opera continua di Dio, non potrebbe continuare a esistere. «Benedici, anima mia, l’Eterno! O Eterno, mio Dio, tu sei sommamente grande; sei vestito di splendore e di maestà. Egli s’avvolge di luce come d’un manto e distende i cieli come una tenda… Egli fa crescere l’erba per il bestiame e la vegetazione per il servizio dell’uomo, facendo uscire dalla terra il suo nutrimento… Tu mandi le tenebre e si fa notte» (Salmo104, 1s.14.20). ▪ «Cantate all’Eterno… che copre il cielo di nuvole, prepara la pioggia per la terra e fa crescere l’erba sui monti. Egli provvede cibo al bestiame e ai c dei corvi che gridano» (Salmo147,7ss). ▪ «Tu nascondi la tua faccia, ed essi sono smarriti; tu ritiri il loro spirito, ed essi muoiono ritornando nella loro polvere» (Sal 104,29).

     L’opera della creazione e della provvidenza divine sono viste a volte come mirabilmente connesse tra loro: «Tu solo sei l’Eterno! Tu hai fatto i cieli dei cieli e tutto il loro esercito, la terra e tutto ciò che sta su d’essa, i mari e tutto ciò che è in essi. Tu conservi in vita tutte queste cose…» (Ne 9,6).

     Anche del Figlio di Dio viene detto che è «lo splendore della sua gloria e l’impronta della sua essenza» e sostiene «tutte le cose con la parola della sua potenza» (Eb 1,3).

 

 

6.  DIO AMA (E ODIA): L’Antico Testamento parla continuatamene dell’amore con cui Dio ha amato Israele, spesso raffigurata come una sposa. «Sì, io t’amo d’un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà» (Gr 31,3). ▪ «Com’è vero che io vivo — dice il Signore, l’Eterno — io non mi compiaccio della morte dell’empio, ma che l’empio si converta dalla sua via e viva…» (Ez 33,11). ▪ «…le sue compassioni non sono esaurite. Si rinnovano ogni mattina; grande è la tua fedeltà» (Lm 3,22s).

     Il supremo atto dell’amore di Dio si rivela nel NT con l’Incarnazione del Figlio. Se nell’AT si legge che «l’Eterno ama i popoli» (Dt 33,3), nel NT l’amore di Dio ha un risvolto universale: «Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna» (Gv 3,16).

     Dove c’è un grande amore, c’è un grande odio. E di cose, che Dio odia, ce ne sono tante. «Io, L’Eterno, amo la giustizia, odio la rapina, frutto d’iniquità» (Is 61,8). «Nessuno macchini in cuor suo alcun male contro il suo prossimo, e non amate il falso giuramento; perché tutte queste cose io le odio, dice l’Eterno» (Zc 8,17). Dio, ad esempio, odia le immagini di culto (Dt 16,22), «l’empio e colui che ama la violenza» (Sal 11,5) e il ripudio senza giusta causa (Mal 2,16). «Sei cose odia l’Eterno, anzi sette gli sono in abominio: 17gli occhi alteri, la lingua bugiarda, le mani che spandono sangue innocente, 18il cuore che medita disegni iniqui, i piedi che corrono frettolosi al male, 19il falso testimone che proferisce menzogne, e chi semina discordie tra fratelli» (Pr 6,16-19).

 

 

7.  DIO È SANTO: Dio è moralmente perfetto; è totalmente buono nella sua natura. Egli non è moralmente neutro; non sta «di là» da ciò che è il bene e il male, né «al di sopra» della moralità. Egli è santo. «Tu hai gli occhi troppo puri per vedere il male e non puoi guardare l’iniquità…» (Hb 1,13). ▪ «Tu non sei un Dio che prende piacere nell’empietà; con te non può dimorare il male» (Sal 5,4).

     La legge morale che Egli ha rivelato agli uomini è una espressione del suo carattere. Essa è la livella per tutto ciò che fra gli uomini si chiama «giustizia». «Così dice l’Eterno: Il savio non si glori della sua sapienza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della sua ricchezza. Ma chi si gloria, si glori di questo: d’aver senno e di conoscere me, che sono l’Eterno, che esercita la benignità, il diritto e la giustizia sulla terra; poiché mi compiaccio in queste cose, dice l’Eterno» (Gr 9,23s).

     Nel carattere di Dio risiede il perfetto criterio di ciò che è giusto e ingiusto, buono e cattivo. Ciò diventa rivendicazione verso coloro che entrano nel suo patto. «Quando Abramo ebbe novantanove anni, l’Eterno gli apparve e gli disse: “Io sono il Dio onnipotente; cammina alla mia presenza, e sii integro”» (Gn 17,1). ▪ «Santificatevi dunque e siate santi, perché io sono santo» (Lv 11, 44). ▪ «I giudizi dell’Eterno sono verità, tutti quanti sono giusti» (Sal 19,9). ▪ «Seguite l’Eterno, il vostro Dio, lui temerete, osserverete i suoi comandamenti, ubbidirete alla sua voce, lo servirete e rimarrete stretti a lui…. estirperai il male in mezzo a te» (Dt 13, 4s).▪ ▪ ▪

     La ribellione dell’uomo contro Dio è un affronto diretto alla sua persona, un attacco alla sua legge. Dio non può disinteressarsi di questa ribellione o agire come se quest’affronto non esistesse o fosse di poca importanza. «Tu sei il Dio giusto, che provi i cuori e le menti… Dio è un giusto giudice e un Dio che s’adira ogni giorno contro i malfattori» (Sal 7,9.11). ▪ «Come potrei perdonarti per questo? I tuoi figli mi hanno abbandonato e giurano per quelli che non sono dèi. Io li ho saziati, ma essi hanno commesso adulterio e s’affollano nelle case di prostituzione. Sono come stalloni ben pasciuti e ardenti al mattino; ciascuno nitrisce dietro la moglie del proprio vicino. Non ti punirò io per queste cose? — dice l’Eterno — e non mi vendicherò io d’una simile nazione?» (Gr 5,7ss). ▪ «Fra il popolo si trovano uomini malvagi che spiano come uccellatori in agguato; essi tendono lacci e catturano uomini. Come una gabbia è piena d’uccelli, così le loro case sono piene d’inganno; perciò diventano grandi e arricchiscono. Diventano grassi e prosperosi, sì, oltrepassano i limiti stessi del male. Non difendono la causa, la causa dell’orfano, eppure prosperano; non difendono il diritto dei poveri. Non li dovrei punire per queste cose? — dice l’Eterno. E non mi vendicherò io d’una simile nazione?» (Gr 5,26-29).

     Abbiamo visto come si possa parlare correttamente di Dio solo in modo polare e senza polarizzare il suo carattere in una direzione o nell’altra. Dio rivela come il suo amore e la sua giustizia siano intimamente uniti e parte integrante del suo carattere. «E l’Eterno passo davanti a lui e gridò: L’Eterno, l’Eterno Dio, misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in benignità e fedeltà, che usa misericordia a migliaia, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato, ma non lascia il colpevole impunito, e che visita l’iniquità dei padri sui figli e sui figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione» (Es 34,6s). ▪ «Ti ho abbandonata per un breve istante, ma con immensa compassione ti radunerò» (Is 54,7).

 

 

8.  C’E UN SOLO DIO: Esistono altri esseri sopranaturali: gli esseri celesti (angeli, serafini, cherubini) e quelli demoniaci (Satana e i suoi demoni).

 

Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella, «Esseri celesti», Manuale Teologico dell’AT (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 157s; cfr. qui anche «Cherubini», pp. 107ss.

 

Questi sono però esseri creati e subordinati a Dio. C’è un solo Dio che controlla tutto il creato. «Ascolta, Israele: l’Eterno, il nostro Dio, l’Eterno è uno. Tu amerai dunque l’Eterno, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza» (Dt 6,4s).

     Poiché c’è un solo Dio, tutti gli uomini hanno il dovere di conoscerlo. «Io sono l’Eterno e non c’è alcun altro; fuori di me non c’è Dio. Ti ho cinto, anche se non mi conoscevi, perché dall’est all’ovest si riconosca che non c’è nessun Dio fuori di me. Io sono l’Eterno è non c’è alcun altro… Annunziatelo e presentate le vostre ragioni, sì, si consiglino pure insieme. Chi ha annunciate questo fin dei tempi antichi e l’ha predetto da lungo tempo? Non sono forse io, l’Eterno? Non v’è altro Dio fuori di me, un Dio giusto, un Salvatore; non c’è nessuno fuori di me. Volgetevi a me e siate salvate, voi tutte estremità della terra. Poiché io sono Dio e non c’è alcun altro. Ho giurato per me stesso, dalla mia bocca è uscita una parola di giustizia, e non sarà revocata: “Ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua giurerà per me”» (Is 45,5s.21ss).

 

 

9.  TRE PERSONE MA UN SOLO DIO: I primi cristiani erano Giudei ortodossi che credevano fermamente da sempre nell’assoluta unità di Dio. Essi non tralasciavano mai di proclamarla; tuttavia essi capirono gradualmente e professarono l’unità di Dio in un modo diverso e cominciarono a distinguere nel solo e unico Dio, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

     Furono essenzialmente i fatti storici con cui Dio si manifestò, a rivelare se stesso in modo nuovo. L’incarnazione rese necessario di qualificare Dio come «Padre» del Messia. Quest’ultimo, essendo come Logos (rivelatore, difensore, avvocato) eternamente «Dio presso Dio» (Gv 1,1s), facendosi uomo per intervento del Padre, divenne così «Figlio» nella storia: figlio dell’Altissimo e figlio di Davide (Lc 1,32). Per la rivelazione dello Spirito di Dio quale persona (fu così che Gesù li rivelò come suo interprete e rivelatore; Gv 14; 16) nella storia, Gesù ingiunse ai discepoli di aspettare fino a Pentecoste (Lc 24,49; At 1,8; 2,4.33.38), quando lo Spirito si rivelò e, per così dire, si incarnò nella chiesa del Messia (1 Cor 3,16; 6,19; 1 Pt 2,5). Da qui in poi lo Spirito Santo fu trattato dai credenti come una persona (At 5,3; At 16,7; Rm 8,26).

     Questa nuova interpretazione dell’unità di Dio avvenne per la rivelazione di Gesù Messia e per le tre seguenti cause principali. Gesù presentò se stesso come il «Figlio» che godeva di un’intima relazione col «Padre». Disse che questa relazione esistenziale era fin prima della fondazione del mondo. «Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio, e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo» (Mt 11,27). ▪ «Ora dunque, o Padre, glorificami presso di te della gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse» (Gv 17,5).

     Gesù parlò dello Spirito Santo come distinto da sé e dal Padre: «Ma il difensore [parakletos], lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto» (Gv 14,26). ▪ «Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all’estremità della terra» (At 1,8). ▪ ▪ ▪

     I primi cristiani esperimentando la presenza di Dio nella loro vita in un modo radicalmente nuovo capirono che questa era l’opera dello Spirito Santo. «Come giunse il giorno della Pentecoste, essi erano tutti riuniti con una sola mente nello stesso luogo. E all’improvviso venne dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dove essi sedevano. E apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano, e andarono a posarsi su ciascuno di loro. Così furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in alter lingue, secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi» (At 2,1-4). ▪ «Ma il frutto dello Spirito è: amore gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo» (Gal 5,22).

 

 

10.  COME LA BIBBIA PARLA DI DIO: La sacra Scrittura non è un libro scritto da filosofi per i loro accoliti. Il suo linguaggio è concreto. Il modo come parla di Dio è legato alla storia e ai suoi atti concreti nella vita di persone reali. L’approccio degli autori biblici non è concettuale, ma descrittivo. Dio non si può definire, ma solo descrivere e cioè non in modo esaustivo, ma solo come testimonianza. Non si può parlare di Lui in modo assoluto (nozionistico), ma solo polare (descrittivo), essendo Dio parimenti amore e santo, misericordioso e giusto, trascendente e immanente, rivelato e nascosto, eccetera.

     Perciò non troveremo mai nella Bibbia asserzioni come «Dio è infinito», onnipresente, onniveggente, trino e così via. Ma troveremo sempre delle descrizioni concrete o illustrative; si vedano al riguardo anche le formule d’autorità, in cui compaiono tutte e tre le persone della Deità (Mt 28,19). Nel NT troviamo il termine greco pantokrator, tradotto con «onnipotente», ma anche qui il concetto è concreto (cfr. cratere) e la lingua greca.

     In ogni modo, Dio, per descrivere se stesso, usa un linguaggio polare e descrittivo più che concettuale. Eccone un esempio: «Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio che è, che era e che viene, l’Onnipotente» (Ap 1,8). «Alfa e omega» stava per la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto (e il primo e l’ultimo numero) ed era un’espressione proverbiale per «il principio e la fine» (Ap 21,6). La stessa descrizione l’attribuisce a sé Gesù Messia: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine» (Ap 21,13).

 

 

11.  RISPOSTE DEI CREDENTI AL LORO DIO

 

11.1.  ALCUNE REAZIONI DELLA FEDE: Riportiamo solo alcuni esempi che provengono dal libro dei Salmi, l’innario dei credenti dell’AT. 

     ■ Adorazione: «Venite, adoriamo e inchiniamoci; inginocchiamoci davanti all’Eterno che ci ha fatti» (Sal 95,6).

     ■ Timore e riverenza: «Ma io, per la tua grande benignità entrerò nella tua casa e adorerò con gran timore, rivolto al tuo santo tempio» (Sal 5,7).

     ■ Ringraziamento e adorazione: «Io ti celebrerò, o Eterno, con tutto il mio cuore, narrerò tutte le tue meraviglie. Gioirò e mi rallegrerò in te; canterò le lodi al tuo nome, o Altissimo» (Sal 9,1s).

     ■ Gioia: «Oh, quanto amabili sono le tue dimore, o Eterno degli eserciti! L’anima mia anela e si strugge per i cortile dell’Eterno; il mio cuore e la mia carne mandano grida di gioia al Dio vivente» (Sal 84,1s).

     ■ Amore: «Ti amo, o Eterno, mia forza» (Sal 18,1).

     ■ Fiducia totale: «L’Eterno è la mia forza e il mio scudo: il mio cuore ha confidato in lui e sono stato soccorso; perciò il mio cuore esulta, e lo celebrerò col mio canto» (Sal 28,7).

 

11.2.  ALCUNE ULTERIORI CONSIDERAZIONI: Ecco alcune considerazioni sul come ciò che Dio rivela nella Bibbia influisce sul modo come i credenti concepiscono la verità, l’uomo e l’universo.

     ■ La verità: Se Dio è personale non è impossibile che Egli possa comunicare la verità all’uomo. Non c’è neppure alcuna ragione che impedisca a Dio di comunicare la verità all’uomo attraverso la sua Parola.

     Visto che ci sono tre persone nell’unico Dio, vuol dire che in Lui c’è comunicazione. Non c’è perciò nulla di strano nel pensare che Dio voglia comunicare anche con l’uomo che Egli ha creato a sua immagine.

     Visto che ci sono «tre persone» nella Deità, allora è possibile pensare al Figlio che s’incarna e diventa uomo per rivelare Dio nel modo più completo (Gv 1,18; Eb 1,1s).

     ■ L’uomo: Visto che l’uomo è una creatura di Dio, creato dalla libera scelta di Dio (Gn 1,26) — e non è perciò il prodotto d’un lungo processo del caso che avrebbe potuto generare qualche cosa di molto differente — allora abbiamo almeno un punto su cui basarci per intendere e difendere la dignità dell’uomo e i sui diritti. Infatti Dio creò l’uomo a sua immagine e nelle distinzioni di maschio e femmina (Gn 1,27s).

     ■ L’universo: Visto che l’universo è stato creato ed è mantenuto costantemente in vita da Dio, allora abbiamo un punto di partenza per capirne la sua complessità, il suo ordine e la sua bellezza. Abbiamo, inoltre, la possibilità di cercare nell’universo le risposte fondamentali agli interrogativi che esso quotidianamente ci pone.

     ■ Parole di saggezza: I seguenti brani mostrano che conoscere Dio significa conoscere la sua Parola e osservare i suoi comandamenti. Chi conosce Dio, è desideroso di conoscere la verità, si sottomette alla sua volontà e si allontana dal male. «Per mezzo dei tuoi comandamenti io acquisto intelligenza; perciò odio ogni sentiero di falsità. La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero» (Sal 119,104s). ▪ «Come può un giovane rendere la sua via pura? Custodendola con la tua parola» (Sal 119,9). ▪ «Beati quelli la cui via è senza macchia e che camminano nella legge dell’Eterno. Beati quelli che osservano i suoi precetti, che lo cercano con tutto il cuore» (Sal 119,1s). ▪ «Insegnami, o Eterno, la via dei tuoi statuti e io la seguirò fino alla fine» (Sal 119,33).

 

► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Conoscere_Dio_EnB.htm

09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015

 

 

«Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose, perché, facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano» (1 Timoteo 4,16)

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