I colori di un giardino sono così
meravigliosi, si vedono perché esiste la luce che li
illumina. Anche il vento esiste, ma non si vede; Gesù
disse a un rabbino del suo tempo: «Il vento soffia
dove vuole e tu lo senti ma non lo vedi e non sai da
dove viene e dove vada…» (Gv 3,8). Si vedono gli
oggetti, i corpi, i gesti, le cose in movimento. Si
sente il respiro, ma non si vede. Anche la voce non si
vede, ma si sente. Neanche l’energia elettrica si vede
né si sente, eppure si sperimentano gli effetti, tanto
da dire che qualcosa funziona. Similmente si potrebbe
parlare degli ultrasuoni e degli infrasuoni,
dell’infrarosso e dell’ultravioletto, e così via.
È evidente che percepiamo la
realtà con i nostri sensi, che sono «tarati» per una
certa gamma di segnali. Altre creature viventi
posseggono un altro spettro di percezioni e altre
facoltà rispetto all’uomo e riguardano gli uni quanto
alla vista, gli altri quanto all’udito; alcuni animali
hanno facoltà non possedute dall’uomo (sonar o radar
biologico, una certa bussola magnetica, luminescenza
biologica).
Ciò mostra che la percezione
che noi esseri umani abbiamo della realtà, non è da
equiparare alla realtà stessa. Il motto: «Solo ciò che
percepisco, esiste veramente», costituisce una stoltezza
ideologica, oltre che una grande menzogna.
Secondo la Bibbia, oltre
all’immanenza (il nostro mondo) esiste la trascendenza
(l’aldilà), a cui l’uomo non può accedere con i propri
sensi né con i propri strumenti di rilevazione. Nel
verso sopra citato, Gesù paragonò lo Spirito Santo al
vento che non si vede, ma si percepisce nei suoi
effetti, per poi concludere: «…così è di chiunque è
nato dallo Spirito». Gesù rese chiaro a tale rabbino
quanto segue: «Se vi ho parlato delle cose terrene e
non credete, come crederete se vi parlerò delle cose
celesti? 13E nessuno è salito in cielo, se
non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell’uomo
che è nel cielo» (Gv 3,12s). Qui Gesù rese chiaro
che solo Lui, che proviene dalla trascendenza, può
descriverla. Già prima l’apostolo Giovanni scrisse: «Nessuno
ha mai veduto Dio; l’unigenito Figlio, che sta a tu per
tu col Padre, è quel che ne ha fatto la spiegazione»
(Gv 1,18).
Il fiato contro un vetro
mostra l’esistenza del respiro. Un fiume testimonia
l’esistenza di sorgenti. Le pale in movimento di un
mulino palesa l’esistenza del vento. Una luce, che si
accende, accerta l’esistenza della corrente elettrica.
Una bussola testimonia la presenza del magnetismo. E
così via. In tale modo, non possiamo accertare
direttamente la trascendenza e il mondo di Dio, ma
possiamo vederne gli effetti, dove ciò si manifesta.
In ciò è compreso lo stesso
mistero della vita. Si vive, ma non si vede la vita che
permette di esistere. Secondo la Bibbia, Dio è il
detentore della vita, Egli è la vita stessa e, come
tale, la può elargire e ritirare. Pur non potendo vedere
Dio, che è trascendente, a meno che non si manifesti e
riveli nell’immanenza nei modo che i nostri sensi
possano percepirlo. Essendo Dio la stessa vita, si può
dire che è, in un certo senso, come il respiro delle
cose, come il vento che spira o come la sorgente
nascosta. Dio è comunque molto di più, essendo la causa
d’ogni cosa e colui che sostiene ogni cosa. Egli non è
solo il pensiero che ordina ogni cosa, l’energia che
permea tutto, la voce che parla nel silenzio del mondo,
la voce della coscienza nell’animo umano o l’amore che
ama. Il Signore è un Dio personale che esisteva prima di
ogni creato, che ha dato origine a tutto ciò che esiste,
che vive anche di là da ogni creazione (cfr. 1 Re 8,27),
che esisterà anche quando tutto l’universo verrà
distrutto (cfr . Is 51,6) e che creerà nuovi cieli e
nuova terra (Ap 21,1).
Anche l’amore esiste,
ma non si vede con gli occhi e non lo si può toccare con
le mani. Sebbene l’amore non si veda, ognuno ha
sperimentato i gesti d’amore di una madre o di un padre,
i loro sacrifici, le loro rinunce, il loro dono; e
ognuno può dire che una persona a lui cara lo ami,
come se vedesse e toccasse il suo amore. È chiaro
che uno non vede l’amore, ma vede quello che esso
produce.
Così è anche Dio. Uno non lo
vede, ma si vedono le sue opere, la sua creazione, il
riscatto che ha prodotto mediante Gesù Cristo, il piano
di salvezza per ogni uomo. Queste opere d’amore si
possono vedere e conoscere. Fanno parte della storia di
tutti gli uomini. «Dio mostra la grandezza del
proprio amore per noi, in quanto che, mentre eravamo
ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8;
Ef 2,4s; 1 Gv 4,9s).
Tutte le cose sopra elencate
per le persone care, sono molto di più vere per Dio,
perché è amore infinito. Allora vedendo le sue opere, le
sue azioni storiche, le cose che ha creato, le grandi
opere che ha fatto nella storia e specialmente la sua
manifestazione nella persona, nelle opere di Gesù Cristo
e nella sua morte sulla croce, uno può dire: «Quanto
deve essere buono Dio!». Per chi crede in Dio, ogni
aspetto della creazione è un segno della sua presenza,
come ad esempio la nascita di una nuova vita o la
complessità del creato.
L’apostolo Giovanni ha
scritto: «Vedete di quale amore ci è stato largo il
Padre, dandoci d’esser chiamati figli di Dio! E tali
siamo» (1 Gv 3,1). «E noi abbiamo conosciuto
l’amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è
amore; e chi dimora nell’amore, dimora in Dio, e Dio
dimora in lui» (1 Gv 4,16). I figli di Dio in questo
mondo, camminando biblicamente, possono essere come il
fiato su un vetro prodotto dal respiro, come un fiume
che trae origine da una sorgente, come il movimento di
una girandola mossa dal vento, e così via. Ossia ogni
credente può essere la testimonianza di Dio e del suo
amore. Questo accade ad esempio, quando chi crede in
Dio, ama i suoi fratelli in fede e il suo prossimo,
quando perdona le offese ricevute, quando annunzia
l’Evangelo dell’amore di Dio agli altri, quando fa del
bene e opere di misericordia. «Diletti, amiamoci gli
uni gli altri; perché l’amore è da Dio, e chiunque ama è
nato da Dio e conosce Dio. 8Chi non ama non
ha conosciuto Dio; perché Dio è amore» (1 Gv 4,7s).
«Diletti, se Dio ci ha così amati, anche noi dobbiamo
amarci gli uni gli altri. 12Nessuno vide
giammai Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio dimora
in noi, e l’amore di Lui diventa perfetto in noi» (1
Gv 4,11s).
Allora tutto ciò mostra che lo
Spirito del Signore è dentro tale credente, il quale
testimonia così della presenza di Dio nella sua vita e
quindi nel mondo. «Or la speranza non rende confusi,
perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per
lo Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
Perché Dio non si vede, i figli di Dio sono la sua
manifestazione, la sua rivelazione, il segno che Egli
esiste e opera sempre nel mondo. Poiché i figli di Dio
hanno le loro radici nell’amore di Dio e sono gente del
futuro, possono agire nell’oggi e palesare nel mondo
l’amore di Dio. Paolo era persuaso che nessuna cosa
esistente o futura potrà «separarci dall’amore di
Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm
8,38).
I figli di Dio, sentendosi
amati da Dio, possono testimoniare della presenza di Dio
nella loro vita, facendo la volontà di Dio. L’apostolo
Giovanni lo formulò così: «Chi osserva la sua parola,
l’amor di Dio è in lui veramente compiuto» (1 Gv
2,5). «Perché questo è l’amore di Dio: che osserviamo
i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono
gravosi» (1 Gv 5,3).
► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Dio_esiste_dimostrazione_UnV.htm
09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015
|