Come ottenere il discernimento biblico

Prima pagina

Gli autori

Contatti

Abbreviazioni
«La dichiarazione delle tue parole illumina, dà intelletto ai semplici» (Salmo 119,130)

Vai a fine pagina

 

 

 
Dottrina
 
 
 

Questa opera contiene senz'altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:

■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?

■ I morti nell'aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?

■ I bimbi morti dove vanno?

■ Se nessuno sa il giorno e l'ora dell'avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?

■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?

■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?

■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?

■ Quando risusciteranno i credenti dell'AT?

■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?

■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?

■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?

■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?

■ I morti si riconoscono nell'aldilà?

■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?

■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?

■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?

■ Eccetera...

 
 

 

 
 

 

 

 
 
 
 
 

 

DOVE SARAI DOPO LA MORTE?

 

 di Giovambattista Mele - Nicola Martella

 

La domanda che da sempre ha tormentato e sempre tormenterà l’uomo è questa: «Dove sono ora i nostri morti?». Esiste veramente una risposta?

     La risposta superficiale e immediata dell’incredulo è la seguente: «Lascia perdere, goditi la vita, perché non c’è un aldilà, non c’è speranza di rivedersi». Tale risposta però è data da chi è in balia delle onde, senza alcuna certezza e prospettiva.

     Il mondo che vive senza Dio e a proprio arbitrio non desidera che ci sia un’eternità, ma che tutto finisca con la morte. Anche la scienza non è in grado di dare una risposta soddisfacente alla nostra domanda. Una volta un medico di grande fama disse: «Ho sezionato minuziosamente il corpo d’un uomo, ma non ho trovato un’anima in lui». Tutto ciò è come se un liutaio affermasse: «Ho completamente scomposto un pianoforte, e non ho trovato nessuna musica nello strumento». Oppure se un ornitologo dicesse: «Ho sezionato un usignolo, ma non ho trovato nessun canto nella sua gola».

     Naturalmente, quel che vediamo sul tavolo operatorio, non è che il solo involucro esterno, l’abito dismesso di chi è dipartito, la casa vuota che rimane. L’essenza intrinseca, l’abitante connaturale a tale corpo, lo spirito personale, non c’è più nel defunto.

     Unicamente la sacra Scrittura può rivelarci la verità. In modo speciale, può farlo Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente. Egli venne dall’eternità nel tempo, dal cielo in terra, dalla divinità nell’umanità. Egli era morto, ma risuscitò glorioso dai morti la mattina di Pasqua.

     Nella Bibbia ci parlano persone da parte di Dio, esperte dell’eternità, essendo state ammaestrate, incaricate e autorizzate da Lui. Che cosa rispondono essi alla nostra domanda?

 

Dalla nascita in poi, l’uomo un’anima immortale, nel senso che la sua personalità non si estingue con la morte. Lo spirito è un alito di Dio. È questa entità che dà all’uomo il suo vero ed eterno valore. Essa vale più di tutti i tesori di questo mondo visibile. Secondo le parole di Gesù, l’anima è immortale, anche se il nostro corpo deve morire.

     Non c’è popolo su questa terra che non possegga attualmente o non abbia mai in passato avuto una religione. Non c’è nessuna religione che in una maniera qualsiasi, fosse anche in modo molto degenerato, non contempli nei suoi articoli di fede anche l’immortalità dell’anima. Questa credenza è innata nell’uomo.

     Ci sono due cose che coloro, che vivono lontano da Dio, devono necessariamente sapere: Dio esiste e che c’è una vita dopo la morte. Certamente aveva ragione quell’ateo che disse: «Se dovesse esistere veramente un Dio, un’eternità e un’anima immortale, allora noi saremmo irrimediabilmente perduti».

     Dopo la morte, lo spirito va nel luogo decretato da Dio, al di là della porta della morte. Tale «luogo» dipende sempre dallo stato nel quale si trova la persona nel momento della morte. L’anima va là dove essa è destinata, dove la conduce la sua natura, nel luogo dei beati o dei perduti, nel Paradiso o nell’Ades, nel luogo di godimento o di tormento, nella casa del Padre o nelle tenebre eterne.

     Ciascuno decide la propria sorte. Chi accetta ora la luce della salvezza, offerta da Gesù Cristo, andrà nel mondo della luce; e colui che si chiude alla luce dell’Evangelo, andrà nel mondo delle tenebre. Colui che si apre al maligno, è spinto a nascondersi dalla luce divina; ma colui che si rivolge a Gesù Cristo, «Luce del mondo», sfugge all’abisso tenebroso. Coloro che temono Dio sono attirati verso l’alto, gli empi vanno però verso le profondità della perdizione.

     La menzogna e l’impurità costringono gli ingiusti a sfuggire la santità di Dio. L’amore per la verità e per la purezza spinge chi teme Dio ad allontanarsi dai luoghi malvagi. Agli empi ripugna ogni cosa divina, e i timorati di Dio abominano ogni cosa diabolica.

     La vita del peccatore si dimostra colpevole per se stessa; e la vita di chi crede in Dio si dimostra in una via di santità e giustizia. Dopo aver fatto una scelta a favore o contro la salvezza offerta da Gesù Cristo, i due si separano secondo il loro essere intimo e seguono il loro sentimento, il loro vero carattere. In un certo senso non sarebbe neanche necessario un giudizio, perché ciascuno giudica se stesso in quello che fa. Come si vive, così si muore; come si muore, così ci s’incammina verso il destino eterno.

     La Bibbia rivolge a ognuno una domanda personale: «Dove passerai tu l’eternità?». Bisogna ricordarsi che la morte non è un «punto finale», bensì «due punti»: ossia aprono una nuova prospettiva esistenziale. Così l’esistenza personale non finisce con la morte, ma continua, soltanto in condizioni differenti.

     Che cosa ci sarà dopo la morte per l’uomo? La vita eterna o la pena eterna? Tenebre perpetue o luce risplendente di gloria? La disperazione dell’uomo perduto o la gioia indicibile dei credenti? Fuori o dentro il regno di Dio? Con gli spiriti maligni nell’abisso spaventevole o con Cristo nella nuova città dei santi? A tale riguardo si può e bisogna avere certezze.

     La scialuppa d’una nave affondata era piena di superstiti e vagava sull’oceano. C’era poca speranza di soccorso. Quasi tutti avevano perduto il coraggio. Ma improvvisamente scorsero, nella notte, una nave di linea: era la grande e inaspettata possibilità di salvataggio. Ma come farsi scorgere? C’era a disposizione una lanterna. Ma chi aveva fiammiferi? Ciascuno cercava nelle proprie tasche. Infine si trovò una scatoletta che conteneva un solo fiammifero: da questo, ora, dipendeva la loro salvezza. Mentre veniva acceso con grande precauzione, tutti pregavano. Per la loro gioia, il fiammifero s’accese! La lanterna poté risplendere e il segnale fu percepito dalla nave. Tutti furono salvati.

     Una luce venne dal cielo per gli uomini! L’unica luce necessaria alla loro salvezza: Gesù Cristo. Gesù si spense sulla croce al Calvario, ma dal sepolcro risuscitò trionfalmente. Pagò il prezzo di riscatto per ogni uomo. Il suo sangue prezioso purifica tutti i peccati di chi crede e va con fede a Lui.

     Dal cielo Gesù intercede per chiunque lo segue, lo ama e lo serve fino alla fine. Nel giorno della dipartenza da questo mondo, il credente sarà accolto nella beatitudine eterna.

     La salvezza eterna dipende da quest’unica vita che ci è stata data in dono. Non ne riceveremo un’altra. «È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio» (Ebrei 9,27).

     Il nostro desiderio è che ognuno potesse dire: «Io ho solo una vita, e questa appartiene al Signore. Voglio consacrarla interamente a Colui che me l’ha donata».

 

Per l’approfondimento di alcuni temi qui trattati, rimandiamo alle seguenti opere di Nicola martella.

    ■ Nicola Martella, Esegesi delle origini. Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006), particolarmente «L’uomo tratto dalla terra 2,7», pp. 115-127. Si veda qui anche l’esegesi di Gn 1,26s; 3,19.

    ■ Nicola Martella, Temi delle origini. Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006): «L’uomo quale immagine di Dio», pp. 134-145; «Immagine di Dio e dominio della terra», pp. 146-163; «La creazione dell’uomo», pp. 232-247.

    ■ Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002): «Antropologia 1: specie e genere», pp. 86s; «Antropologia 2: globalità dell’essere», pp. 87s; «Antropologia 3: componenti principali», pp. 89s; «Antropologia 4: funzioni principali», pp. 90ss; «Immagine e somiglianza di Dio», p. 183; «Persona», pp. 274ss; «Uomo (essere umano)», pp. 372s.

    ■ Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative, Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003): «Antropologia e Bibbia», pp. 47s; «Antropologia e medicina alternativa», pp. 48s; «Antropologia e paramedicina», pp. 49-53.

    ■ Nicola Martella, La salute fra scienza, religioni e ideologie, Malattia e guarigione 1 (Punto°A°Croce, Roma 2003): «Valore di un quadro antropologico globale per malattia e guarigione», pp. 141-145.

    ■ Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007): «La morte», pp. 187ss; «Il mondo dei morti», pp. 190ss; «Lo stato personale dopo la morte», pp. 193-196; «Il sonno dell’anima?», pp. 197-209; «I bimbi morti vanno in paradiso», pp. 390-393.

 

► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Dopo_morte_Esc.htm

09-07-07; Aggiornamento:  24-04-2008

 

 

«Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose, perché, facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano» (1 Timoteo 4,16)

▲ Vai a inizio pagina ▲

 

© Punto°A°Croce