La domanda che da sempre ha tormentato e sempre
tormenterà l’uomo è questa: «Dove sono ora i nostri
morti?». Esiste veramente una risposta?
La risposta superficiale e immediata dell’incredulo
è la seguente: «Lascia perdere, goditi la vita, perché
non c’è un aldilà, non c’è speranza di rivedersi». Tale
risposta però è data da chi è in balia delle onde, senza
alcuna certezza e prospettiva.
Il mondo che vive senza Dio e a proprio arbitrio
non desidera che ci sia un’eternità, ma che tutto
finisca con la morte. Anche la scienza non è in grado di
dare una risposta soddisfacente alla nostra domanda. Una
volta un medico di grande fama disse: «Ho sezionato
minuziosamente il corpo d’un uomo, ma non ho trovato
un’anima in lui». Tutto ciò è come se un liutaio
affermasse: «Ho completamente scomposto un pianoforte, e
non ho trovato nessuna musica nello strumento». Oppure
se un ornitologo dicesse: «Ho sezionato un usignolo, ma
non ho trovato nessun canto nella sua gola».
Naturalmente, quel che vediamo sul tavolo
operatorio, non è che il solo involucro esterno, l’abito
dismesso di chi è dipartito, la casa vuota che rimane.
L’essenza intrinseca, l’abitante connaturale a tale
corpo, lo spirito personale, non c’è più nel defunto.
Unicamente la sacra Scrittura può rivelarci la
verità. In modo speciale, può farlo Gesù Cristo, il
Figlio del Dio vivente. Egli venne dall’eternità nel
tempo, dal cielo in terra, dalla divinità nell’umanità.
Egli era morto, ma risuscitò glorioso dai morti la
mattina di Pasqua.
Nella Bibbia ci parlano persone da parte di Dio,
esperte dell’eternità, essendo state ammaestrate,
incaricate e autorizzate da Lui. Che cosa rispondono
essi alla nostra domanda?
Dalla nascita in poi, l’uomo un’anima immortale, nel
senso che la sua personalità non si estingue con la
morte. Lo spirito è un alito di Dio. È questa entità che
dà all’uomo il suo vero ed eterno valore. Essa vale più
di tutti i tesori di questo mondo visibile. Secondo le
parole di Gesù, l’anima è immortale, anche se il nostro
corpo deve morire.
Non c’è popolo su questa terra che non possegga
attualmente o non abbia mai in passato avuto una
religione. Non c’è nessuna religione che in una maniera
qualsiasi, fosse anche in modo molto degenerato, non
contempli nei suoi articoli di fede anche l’immortalità
dell’anima. Questa credenza è innata nell’uomo.
Ci sono due cose che coloro, che vivono lontano da
Dio, devono necessariamente sapere: Dio esiste e che c’è
una vita dopo la morte. Certamente aveva ragione
quell’ateo che disse: «Se dovesse esistere veramente un
Dio, un’eternità e un’anima immortale, allora noi
saremmo irrimediabilmente perduti».
Dopo la morte, lo spirito va nel luogo decretato da
Dio, al di là della porta della morte. Tale «luogo»
dipende sempre dallo stato nel quale si trova la persona
nel momento della morte. L’anima va là dove essa è
destinata, dove la conduce la sua natura, nel luogo dei
beati o dei perduti, nel Paradiso o nell’Ades, nel luogo
di godimento o di tormento, nella casa del Padre o nelle
tenebre eterne.
Ciascuno decide la propria sorte. Chi accetta ora
la luce della salvezza, offerta da Gesù Cristo, andrà
nel mondo della luce; e colui che si chiude alla luce
dell’Evangelo, andrà nel mondo delle tenebre. Colui che
si apre al maligno, è spinto a nascondersi dalla luce
divina; ma colui che si rivolge a Gesù Cristo, «Luce del
mondo», sfugge all’abisso tenebroso. Coloro che temono
Dio sono attirati verso l’alto, gli empi vanno però
verso le profondità della perdizione.
La menzogna e l’impurità costringono gli ingiusti a
sfuggire la santità di Dio. L’amore per la verità e per
la purezza spinge chi teme Dio ad allontanarsi dai
luoghi malvagi. Agli empi ripugna ogni cosa divina, e i
timorati di Dio abominano ogni cosa diabolica.
La vita del peccatore si dimostra colpevole per se
stessa; e la vita di chi crede in Dio si dimostra in una
via di santità e giustizia. Dopo aver fatto una scelta a
favore o contro la salvezza offerta da Gesù Cristo, i
due si separano secondo il loro essere intimo e seguono
il loro sentimento, il loro vero carattere. In un certo
senso non sarebbe neanche necessario un giudizio, perché
ciascuno giudica se stesso in quello che fa. Come si
vive, così si muore; come si muore, così ci s’incammina
verso il destino eterno.
La Bibbia rivolge a ognuno una domanda personale:
«Dove passerai tu l’eternità?». Bisogna ricordarsi che
la morte non è un «punto finale», bensì «due punti»:
ossia aprono una nuova prospettiva esistenziale. Così
l’esistenza personale non finisce con la morte, ma
continua, soltanto in condizioni differenti.
Che cosa ci sarà dopo la morte per l’uomo? La vita
eterna o la pena eterna? Tenebre perpetue o luce
risplendente di gloria? La disperazione dell’uomo
perduto o la gioia indicibile dei credenti? Fuori o
dentro il regno di Dio? Con gli spiriti maligni
nell’abisso spaventevole o con Cristo nella nuova città
dei santi? A tale riguardo si può e bisogna avere
certezze.
La scialuppa d’una nave affondata era piena di
superstiti e vagava sull’oceano. C’era poca speranza di
soccorso. Quasi tutti avevano perduto il coraggio. Ma
improvvisamente scorsero, nella notte, una nave di
linea: era la grande e inaspettata possibilità di
salvataggio. Ma come farsi scorgere? C’era a
disposizione una lanterna. Ma chi aveva fiammiferi?
Ciascuno cercava nelle proprie tasche. Infine si trovò
una scatoletta che conteneva un solo fiammifero: da
questo, ora, dipendeva la loro salvezza. Mentre veniva
acceso con grande precauzione, tutti pregavano. Per la
loro gioia, il fiammifero s’accese! La lanterna poté
risplendere e il segnale fu percepito dalla nave. Tutti
furono salvati.
Una luce venne dal cielo per gli uomini! L’unica
luce necessaria alla loro salvezza: Gesù Cristo. Gesù si
spense sulla croce al Calvario, ma dal sepolcro
risuscitò trionfalmente. Pagò il prezzo di riscatto per
ogni uomo. Il suo sangue prezioso purifica tutti i
peccati di chi crede e va con fede a Lui.
Dal cielo Gesù intercede per chiunque lo segue, lo
ama e lo serve fino alla fine. Nel giorno della
dipartenza da questo mondo, il credente sarà accolto
nella beatitudine eterna.
La salvezza eterna dipende da quest’unica vita che
ci è stata data in dono. Non ne riceveremo un’altra. «È
stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di
che viene il giudizio» (Ebrei 9,27).
Il nostro desiderio è che ognuno potesse dire: «Io
ho solo una vita, e questa appartiene al Signore. Voglio
consacrarla interamente a Colui che me l’ha donata».
Per l’approfondimento di alcuni temi qui trattati,
rimandiamo alle seguenti opere di Nicola martella.
■ Nicola Martella,
Esegesi delle
origini.
Le Origini 2
(Punto°A°Croce, Roma 2006),
particolarmente «L’uomo tratto dalla terra 2,7», pp.
115-127. Si veda qui anche l’esegesi di Gn 1,26s; 3,19.
■ Nicola Martella,
Temi delle origini.
Le Origini 1
(Punto°A°Croce, Roma 2006): «L’uomo quale
immagine di Dio», pp. 134-145; «Immagine di Dio e
dominio della terra», pp. 146-163; «La creazione
dell’uomo», pp. 232-247.
■ Nicola Martella,
Manuale Teologico
dell’Antico Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002): «Antropologia 1: specie e
genere», pp. 86s; «Antropologia 2: globalità
dell’essere», pp. 87s; «Antropologia 3: componenti
principali», pp. 89s; «Antropologia 4: funzioni
principali», pp. 90ss; «Immagine e somiglianza di Dio»,
p. 183; «Persona», pp. 274ss; «Uomo (essere umano)», pp.
372s.
■ Nicola Martella,
Dizionario delle
medicine alternative,
Malattia e
guarigione 2
(Punto°A°Croce, Roma 2003): «Antropologia e
Bibbia», pp. 47s; «Antropologia e medicina alternativa»,
pp. 48s; «Antropologia e paramedicina», pp. 49-53.
■ Nicola Martella,
La salute fra
scienza, religioni e ideologie,
Malattia e
guarigione 1
(Punto°A°Croce, Roma 2003): «Valore di un quadro
antropologico globale per malattia e guarigione», pp.
141-145.
■ Nicola Martella (a cura di),
Escatologia biblica essenziale.
Escatologia 1
(Punto°A°Croce, Roma 2007): «La morte»,
pp. 187ss; «Il mondo dei morti», pp. 190ss; «Lo stato
personale dopo la morte», pp. 193-196; «Il sonno
dell’anima?», pp. 197-209; «I bimbi morti vanno in
paradiso», pp. 390-393.
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► URL:
http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Dopo_morte_Esc.htm
09-07-07; Aggiornamento: 24-04-2008
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