La Parola di Dio ci parla della venuta di Gesù Cristo su
questa terra, della Buona Novella per la salvezza di chi
crede e dell’insegnamento che il Signore ha lasciato ai
suoi discepoli. I suoi seguaci diedero questa
testimonianza, ossia che Dio «ha parlato anche a noi
per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte
le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo»
(Eb 1,2).
Il Messia vorrebbe che tutti fossero suoi seguaci
e, come tali, suoi ambasciatori, annunciatori
dell’Evangelo, così come lo è stato Lui e lo sono stati
i suoi discepoli.
Al termine del suo ministero in terra, Gesù disse
ai suoi seguaci: «Andate per tutto il mondo e
predicate l’evangelo a ogni creatura» (Mc 16,15). Il
Signore vuole quindi degli «evangelisti», dei
proclamatori dell’Evangelo.
Se questo è il volere del Signore, perché molti di
coloro, che si chiamano «cristiani» e affermano che
credono in lui, quando sentono parlare della Bibbia e
specialmente dell’Evangelo, cercano d’allontanarsi o
d’otturarsi le orecchie? Forse perché un evangelista non
indossa un «talare» particolare?
Non c’era bisogno di una speciale «divisa» per i
discepoli, quando avevano ricevuto il grande «mandato
missionario» dal Signore. Essi erano gente semplice, ma
avevano ricevuto un messaggio potente: Gesù è il Messia
e, come tale, il Signore e il Salvatore di chi crede! Il
messaggio dell’Evangelo era ciò che li accreditava.
Da allora ai nostri giorni il messaggio non è
variato né lo è il mandato. Gesù ci parla tramite le
sacre Scritture, la Bibbia. Ancora oggigiorno è
possibile ascoltare l’Evangelo per bocca di predicatori
ed evangelisti.
Se il Signore ha lasciato il comando di proclamare
l’Evangelo, non si deve assecondare i desideri degli
uomini, ma ubbidire a Dio. È una grande responsabilità
verso il Signore.
Chi ha ricevuto, oltre alla salvezza, anche il
carisma di predicazione, predichi l’Evangelo. Chi ha
ricevuto il carisma d’insegnamento, istruisca i
discepoli nel consiglio di Dio e nella sana dottrina,
preparandoli al servizio. Qualunque sia il carisma
ricevuto, ognuno può testimoniare l’Evangelo con parole
e atti.
Oggigiorno, possediamo l’intera sacra Scrittura e
ognuno può imparare da essa il consiglio di Dio per
vivere una vita a Lui gradita e per servirlo in modo
degno in corrispondenza del nostro carisma:
proclamazione dell’Evangelo, insegnamento autorevole,
cura pastorale, opere di bene, testimonianza, eccetera.
È una triste realtà che molti di coloro che
nell’Occidente si chiamano «cristiani», non conoscano
veramente Cristo. Sono così avviluppati dalle cose del
mondo, che trascurano la Parola di Dio e sono ignoranti
rispetto all’insegnamento di Gesù. Se a casa possiedono
la sacra Bibbia, in genere non la leggono. Tanto sono
disaffezionati rispetto alla verità biblica che, molti
di coloro che tentano di leggerla, non la capiscono; è
come se i loro occhi fossero chiusi e le loro orecchie
otturate. Si convincono che la Bibbia sia qualcosa per i
preti. Essi spesso girano le spalle a coloro che
proclamano l’Evangelo, gli uni per non scomodarsi dal
loro tran-tran, altri per non confrontarsi con un
messaggio che sconvolgerebbe la loro vita e altri ancora
perché relegano Dio alla religione e non alla vita.
Coloro però che cercano Dio con sincerità, sentono
volentieri la Parola di Dio e Egli dà loro anche di
comprenderla. Ecco perché Gesù disse: «Le mie pecore
ascoltano la mia voce, e io le conosco, ed esse mi
seguono» (Gv 10,27). E ancora, parlando a suo Padre,
disse: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo
e della terra, perché hai nascoste queste cose ai savi e
agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli
fanciulli. Sì, Padre, perché così t’è piaciuto» (Mt
11,25s). Qui Gesù non si riferiva ai fanciulli d’età, ma
agli uomini semplici che non sapevano molto della legge
d’allora. Così fa ancora oggi, rivelandosi alla gente
semplice che si dispone ad ascoltarlo.
Anche oggigiorno Gesù è sempre lo stesso, il suo
mandato missionario è il medesimo ed Egli chiama ancora
persone a proclamare l’Evangelo e a istruire discepoli.
Come due millenni fa, il Signore non chiama persone che
indossano vesti, talari e divise particolari per poterlo
servire, ma coloro che obbediscono al suo grande mandato
per la salvezza dell’uomo.
Quello che conta per un seguace di Cristo è di fare
la volontà del Signore, non quello di portare etichette
religiose particolari (don Pietro, reverendo Paolo,
monsignor Giovanni, pastore Giacomo).
Quando gli apostoli Pietro e Giovanni si trovarono
dinanzi al Sinedrio, coloro che li giudicavano
constatarono che erano gente semplice, «popolani
senza istruzione» e si meravigliavano delle loro
parole «e riconoscevano che erano stati con Gesù»
(At 4,13). Sebbene essi furono maltrattati dai capi
sacerdoti e dai dottori della legge, uscirono contenti
da tale giudizio, per la testimonianza resa: «E in
nessun altro è la salvezza; poiché non v’è sotto il
cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini,
per il quale noi abbiamo ad esser salvati» (At
4,12). Essi erano pronti a continuare a proclamare
l’Evangelo di Gesù Cristo, come anche affermarono
dinanzi ai capi religiosi e politici che componevano il
Sinedrio: «Giudicate voi se è giusto, nel cospetto di
Dio, di ubbidire a voi anzi che a Dio» (At 4,19.
► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Grande_mandato_ubbidire_Car.htm
09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015
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