Come ottenere il discernimento biblico

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«La dichiarazione delle tue parole illumina, dà intelletto ai semplici» (Salmo 119,130)

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Nello stesso libretto sono contenute le domande per lo studio e il dizionarietto, dove trovare le risposte. Ecco le parti principali della parte di studio: Introduzione all'Evangelo di Matteo - Nascita, battesimo e tentazione (Mt 1,1-4,11) - Attività in Galilea (Mt 4,12-16,12) - Istruzione dei dodici (Mt 16,13-18,35) - Viaggio verso Gerusalemme e ultimi giorni in essa (Mt 19-25) - Crocifissione e risurrezione (Mt 26-28). ● Inoltre ci sono, tra altre, anche queste parti: - Dizionarietto - Guida allo studio personale e di gruppo.

 
 
 

 

 
 

 

 

 
 
 
 
 

 

MARIA DI NAZARETH

 

 di Giovambattista Mele - Nicola Martella

 

Ben sette secoli prima della nascita di Gesù Messia, il profeta Isaia scriveva da parte di Dio: «Ecco, la giovane è incinta e partorirà un figlio e gli porrà nome `immanû’el [Dio con noi]» (Is 7,14). Questo doveva essere un segno divino per l’incredulo ed empio Achaz, re di Giuda; si adempì quindi in qualche modo ai suoi temi (vv. 15ss). Questo testo conteneva inoltre anche un’importante promessa messianica.

 

Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella, «Dinamica predizionale», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), p. 138.

 

Quando secoli dopo, il testo ebraico fu tradotto in greco, è interessante notare che la Settanta riportò «vergine»; anche così Dio ha guidato le cose. Infatti l’evangelista Matteo, citando il testo greco, scrisse: «Or tutto ciò avvenne, affinché si adempiesse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco, la vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele, che, interpretato, vuol dire: “Dio con noi”» (Mt 1,22s).

     Le domande erano queste: «Chi è l’Emmanuele? Chi è la giovane (ebr.) o la vergine (gr.)?». Isaia non fece il nome di ambedue, ma parlò soltanto della tribù di Giuda e del giudizio storico che si stava per abbattere su di essa a causa delle iniquità dei Giudei (Is 8,8) e, infine, menzionò la protezione e la benedizione che sarebbero venute mediante l’Immanuel (vv. 9ss). Matteo non ebbe dubbi. L’Emmanuele era Gesù che, in quanto Messia, era effettivamente «Dio con noi». La giovane donna o vergine era Maria, la madre di Gesù (Lc 1,27). Così il progetto del Signore, già annunziato sette secoli prima, si realizzò in Gesù a suo tempo, circa duemila anni fa, cioè mediante la sua incarnazione.

     Dio si servì di questa giovane donna o vergine di nome Maria, proveniente dalla tribù di Giuda e dalla famiglia di Davide. Ella era stata promessa sposa a Giuseppe, chiamato anche «uomo giusto» (Mt 1,19), anch’egli dalla casa di Davide (v. 20).

     Di Maria sappiamo relativamente poco. Dopo la narrazione della nascita di Gesù e dei fatti strettamente connessi (visita dei magi, fuga in Egitto e ritorno), la Bibbia non ne parlò più molto. Prima del ministero pubblico di Gesù, si parlò di Maria a proposito della sua purificazione rituale presso il tempio (Lc 2,34) e di una visita dell’intera famiglia a Gerusalemme, quando Gesù aveva già dodici anni (Lc 2,48 solo «sua madre»).

     Secondo Mt 13,55s, Maria fu madre d’almeno sei altri figli, oltre Gesù. Dietro sua sollecitazione Gesù mutò l’acqua in vino a Canaan e compì il suo primo miracolo (Gv 2,1-11). La madre — basandosi su quanto aveva conservato nel suo cuore dei fatti passati (Lc 2,19.51) — nutriva la speranza che Gesù facesse pubblicamente il miracolo e che, in tal modo, si dichiarasse come il Messia promesso.

     In seguito, fu evidenziato che Maria e i fratelli di Gesù cercarono di giungere a Lui in mezzo alla folla (Mt 12,46; Mc 3,31; Lc 8,19). Poiché Gesù predicava sui tetti e si poneva in contrasto con i capi religiosi del tempo, essi ritenevano di doverlo riportare alla ragione. Non è un caso, perciò, che in quella occasione le parole di Gesù indicarono chiaramente che i vincoli familiari esistenti non le conferivano alcun privilegio spirituale. Anzi, le parole pubbliche di Gesù dovevano aver provocato un grande imbarazzo per Maria e gli altri suoi figli.

     Anche in un’altra occasione, dopo un discorso di Gesù, «una donna di fra la moltitudine alzò la voce e gli disse: “Beato il seno che ti portò e le mammelle che tu poppasti!”. Ma egli disse: 28“Beati piuttosto quelli che odono la parola di Dio e l’osservano!”» (Lc 11,27s). Anche qui Gesù fece una profonda separazione fra la sua famiglia naturale e quella spirituale, privilegiando ora la seconda. Tutto ciò ricorda le parole di Paolo che, dopo aver mostrato il valore della persona, dell’opera e della posizione attuale di Cristo, concluse: «Se anche abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più così. 17Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creazione; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove» (2 Cor 5,16s).

     Maria fu presente alla crocifissione e venne affidata da Gesù alle cure dell’apostolo Giovanni (Gv 19,26s). Certamente l’immagine della Pietà, che vede una Maria, apparentemente giovane, seduta e con sulle ginocchia il corpo morto di un figlio più che trentenne, senza mostrare alcuno sforzo per sorreggerlo, è irrealistico e anacronistico. Dopo la resurrezione, benché Gesù fosse apparso a Maria Maddalena, ai discepoli e a tante altre persone (1 Cor 15,5ss), non esiste alcuna narrazione relativa a una sua apparizione a Maria. L’unica persona di famiglia a cui apparve, fu suo fratello Giacomo (1 Cor 15,7).

     L’ultimo accenno relativo a Maria si ha in Atti 1,14, dove fu menzionata insieme con le donne e i fratelli di Gesù, mentre erano di pari consentimento in preghiera con i discepoli. Questo è tutto ciò che la Scrittura ha da dire su Maria, chiamandola per nome. Poi scomparve dalla vista. Paolo, scrivendo ai Galati, non ritenne importante neppure citare il suo nome, ma scrisse semplicemente: «Quando giunse la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio, nato di donna, nato sotto la legge» (Gal 4,4).

     Delle donne, che figurano durante il periodo della vita pubblica di Gesù, sembra che Maria Maddalena abbia rivestito una parte più importante della madre di Gesù (Mt 27,56.61; 28,1; Mc 15,40-47, ecc.).

     Maria era una donna silenziosa, meditativa, devota e saggia, dedita alla sua famiglia come moglie e madre. Dio la scelse per la sua grazia per diventare la madre del Messia (Lc 1,28), ed ella si sottomise a tale piano divino particolare come «schiava del Signore» (doulē Kyríou; v. 38).

     Noi la ammiriamo, la onoriamo e la amiamo perché fu la madre del nostro Salvatore. Non le rivolgiamo però le nostre preghiere. Infatti solo a Dio è lecito rivolgere le preghiere (Mt 4,10) nel nome di suo figlio Gesù e mediante lo Spirito Santo (cfr. Rm 15,30). Le persone, quantunque pie e meritevoli, quando muoiono vanno in Paradiso, se hanno creduto in Gesù Cristo, aspettando la risurrezione della carne. Dio ha però il suo trono nel santuario celeste, distante dai morti (sono nel Paradiso, quindi in un’altra dimensione rispetto al cielo), poiché essi sono ritenuti impuri fino alla risurrezione (Lv 21,1; Nu 19,13s.16; Ez 44,25; cfr. Is 8,19s). I morti non vedono ciò che accade in cielo né ciò che succede sulla terra, e non possono quindi intervenire a loro favore in nessun modo.

 

Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale (Punto°A°Croce, Roma 2007), «Il mondo dei morti», pp. 190ss; «Lo stato personale dopo la morte», pp. 193-196; «I credenti morti possono pregare nell’aldilà?», pp. 210ss.

 

La mariologia quale mitizzazione e la divinizzazione di Maria è opera dell’uomo e della sua dottrina, che in tal modo l’ha assimilata ai canoni delle dèe pagane; tutto ciò, creando una ripulsa in molti cristiani, li ha portati ad astenersi dal tributarle l’onore dovutole. Perciò molti di loro, dinanzi a tanta mariolatria dilagante, preferiscono semplicemente rimuoverla dalle loro riflessioni.

     È chiaro che «Maria di Nazareth», la madre di Gesù il Messia, era qualcosa di completamente diverso da ciò che la religiosità popolare ha fatto di lei da secoli: una dèa o una quasi-dèa. Ella non ha per nulla quel ruolo e quelle funzioni che la religione le ha attribuito.

     Riteniamo che la stessa Maria, che sta ora in Paradiso in attesa della risurrezione dei morti, sebbene sia fiera d’essere stata la madre del Messia e Salvatore, è alquanto confusa e perplessa di essere stata fatta oggetto d’una tale attenzione dottrinale (madre di Dio, corredentrice, regina dei cieli, ecc.) e d’una venerazione cultuale, che spetta solo a Dio, un’adorazione abilmente mascherata con un frasario dottrinale forbito; nella Bibbia non esiste una differenza fra venerazione e adorazione. Nella sacra Scrittura tutto ciò si chiama idolatria e sarà punito con lo stagno di fuoco (Ap 21,8). E Maria non può che esserne triste.

     Chi dice di credere in Dio, stia lontano dall’idolatria. Chi si avvicina al Signore e al suo Evangelo, sa questo: «Uno è infatti Dio, uno e mediatore di Dio e degli uomini, l’uomo Cristo Gesù» (1 Tm 2,5). Dio non tollera altri protettori, dèi e mediatori nel suo cospetto!

     Nella visione dell’Apocalisse sul trono di Dio e accanto a esso viene visto un solo personaggio: l’Agnello (Ap 5,6.13; 7,17). Giovanni vide anche ventiquattro altri troni, ma erano tutti destinati agli anziani (Ap 4,4; 11,16); non c’era alcun trono per Maria. Non fu nominata neppure per nome, ma si trovava tra le miriadi dei riscattati col sangue di Gesù.

     Dio salva solo mediante suo Figlio. Nessun altro può arrogarsi questo compito e questa grazia di salvare. Gesù Cristo, colui che morì per i peccati di chiunque crede e risuscitò per la loro giustificazione, è l’unico che può salvare e dare una vita nuova.

 

Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella, Offensiva intorno a Gesù 1-2 (Punto°A°Croce, Roma 2000).

 

Quando si rende il culto alla creatura invece che al Creatore, la Scrittura vede in ciò il sintomo di una caduta spirituale e morale o apostasia, poiché significa mutare la verità di Dio in menzogna (Rm 1,25).

 

► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Maria_di_Nazareth_Mt.htm

09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015

 

 

«Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose, perché, facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano» (1 Timoteo 4,16)

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