Ben sette secoli prima della nascita di Gesù Messia, il
profeta Isaia scriveva da parte di Dio: «Ecco, la
giovane è incinta e partorirà un figlio e gli porrà nome
`immanû’el [Dio con noi]» (Is 7,14). Questo doveva
essere un segno divino per l’incredulo ed empio Achaz,
re di Giuda; si adempì quindi in qualche modo ai suoi
temi (vv. 15ss). Questo testo conteneva inoltre anche
un’importante promessa messianica.
Quando secoli dopo, il testo ebraico fu tradotto in
greco, è interessante notare che la Settanta riportò
«vergine»; anche così Dio ha guidato le cose. Infatti
l’evangelista Matteo, citando il testo greco, scrisse: «Or
tutto ciò avvenne, affinché si adempiesse quello che era
stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23Ecco,
la vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale
sarà posto nome Emmanuele, che, interpretato, vuol dire:
“Dio con noi”» (Mt 1,22s).
Le domande erano queste: «Chi è l’Emmanuele? Chi è
la giovane (ebr.) o la vergine (gr.)?». Isaia non
fece il nome di ambedue, ma parlò soltanto della tribù
di Giuda e del giudizio storico che si stava per
abbattere su di essa a causa delle iniquità dei Giudei
(Is 8,8) e, infine, menzionò la protezione e la
benedizione che sarebbero venute mediante l’Immanuel
(vv. 9ss). Matteo non ebbe dubbi. L’Emmanuele era
Gesù che, in quanto Messia, era effettivamente «Dio con
noi». La giovane donna o vergine era Maria, la madre di
Gesù (Lc 1,27). Così il progetto del Signore, già
annunziato sette secoli prima, si realizzò in Gesù a suo
tempo, circa duemila anni fa, cioè mediante la sua
incarnazione.
Dio si servì di questa giovane donna o vergine di
nome Maria, proveniente dalla tribù di Giuda e dalla
famiglia di Davide. Ella era stata promessa sposa a
Giuseppe, chiamato anche «uomo giusto» (Mt 1,19),
anch’egli dalla casa di Davide (v. 20).
Di Maria sappiamo relativamente poco. Dopo la
narrazione della nascita di Gesù e dei fatti
strettamente connessi (visita dei magi, fuga in Egitto e
ritorno), la Bibbia non ne parlò più molto. Prima del
ministero pubblico di Gesù, si parlò di Maria a
proposito della sua purificazione rituale presso il
tempio (Lc 2,34) e di una visita dell’intera famiglia a
Gerusalemme, quando Gesù aveva già dodici anni (Lc 2,48
solo «sua madre»).
Secondo Mt 13,55s, Maria fu madre d’almeno sei
altri figli, oltre Gesù. Dietro sua sollecitazione Gesù
mutò l’acqua in vino a Canaan e compì il suo primo
miracolo (Gv 2,1-11). La madre — basandosi su quanto
aveva conservato nel suo cuore dei fatti passati (Lc
2,19.51) — nutriva la speranza che Gesù facesse
pubblicamente il miracolo e che, in tal modo, si
dichiarasse come il Messia promesso.
In seguito, fu evidenziato che Maria e i fratelli
di Gesù cercarono di giungere a Lui in mezzo alla folla
(Mt 12,46; Mc 3,31; Lc 8,19). Poiché Gesù predicava sui
tetti e si poneva in contrasto con i capi religiosi del
tempo, essi ritenevano di doverlo riportare alla
ragione. Non è un caso, perciò, che in quella occasione
le parole di Gesù indicarono chiaramente che i vincoli
familiari esistenti non le conferivano alcun privilegio
spirituale. Anzi, le parole pubbliche di Gesù dovevano
aver provocato un grande imbarazzo per Maria e gli altri
suoi figli.
Anche in un’altra occasione, dopo un discorso di
Gesù, «una donna di fra la moltitudine alzò la voce e
gli disse: “Beato il seno che ti portò e le mammelle che
tu poppasti!”. Ma egli disse: 28“Beati
piuttosto quelli che odono la parola di Dio e
l’osservano!”» (Lc 11,27s). Anche qui Gesù fece una
profonda separazione fra la sua famiglia naturale e
quella spirituale, privilegiando ora la seconda. Tutto
ciò ricorda le parole di Paolo che, dopo aver mostrato
il valore della persona, dell’opera e della posizione
attuale di Cristo, concluse: «Se anche abbiamo
conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo
conosciamo più così. 17Se dunque uno è in
Cristo, egli è una nuova creazione; le cose vecchie sono
passate: ecco, sono diventate nuove» (2 Cor 5,16s).
Maria fu presente alla crocifissione e venne
affidata da Gesù alle cure dell’apostolo Giovanni (Gv
19,26s). Certamente l’immagine della Pietà, che vede una
Maria, apparentemente giovane, seduta e con sulle
ginocchia il corpo morto di un figlio più che trentenne,
senza mostrare alcuno sforzo per sorreggerlo, è
irrealistico e anacronistico. Dopo la resurrezione,
benché Gesù fosse apparso a Maria Maddalena, ai
discepoli e a tante altre persone (1 Cor 15,5ss), non
esiste alcuna narrazione relativa a una sua apparizione
a Maria. L’unica persona di famiglia a cui apparve, fu
suo fratello Giacomo (1 Cor 15,7).
L’ultimo accenno relativo a Maria si ha in Atti
1,14, dove fu menzionata insieme con le donne e i
fratelli di Gesù, mentre erano di pari consentimento in
preghiera con i discepoli. Questo è tutto ciò che la
Scrittura ha da dire su Maria, chiamandola per nome. Poi
scomparve dalla vista. Paolo, scrivendo ai Galati, non
ritenne importante neppure citare il suo nome, ma
scrisse semplicemente: «Quando giunse la pienezza dei
tempi, Dio mandò il suo Figlio, nato di donna, nato
sotto la legge» (Gal 4,4).
Delle donne, che figurano durante il periodo della
vita pubblica di Gesù, sembra che Maria Maddalena abbia
rivestito una parte più importante della madre di Gesù
(Mt 27,56.61; 28,1; Mc 15,40-47, ecc.).
Maria era una donna silenziosa, meditativa, devota
e saggia, dedita alla sua famiglia come moglie e madre.
Dio la scelse per la sua grazia per diventare la madre
del Messia (Lc 1,28), ed ella si sottomise a tale piano
divino particolare come «schiava del Signore» (doulē
Kyríou; v. 38).
Noi la ammiriamo, la onoriamo e la amiamo perché fu
la madre del nostro Salvatore. Non le rivolgiamo però le
nostre preghiere. Infatti solo a Dio è lecito rivolgere
le preghiere (Mt 4,10) nel nome di suo figlio Gesù e
mediante lo Spirito Santo (cfr. Rm 15,30). Le persone,
quantunque pie e meritevoli, quando muoiono vanno in
Paradiso, se hanno creduto in Gesù Cristo, aspettando la
risurrezione della carne. Dio ha però il suo trono nel
santuario celeste, distante dai morti (sono nel
Paradiso, quindi in un’altra dimensione rispetto al
cielo), poiché essi sono ritenuti impuri fino alla
risurrezione (Lv 21,1; Nu 19,13s.16; Ez 44,25; cfr. Is
8,19s). I morti non vedono ciò che accade in cielo né
ciò che succede sulla terra, e non possono quindi
intervenire a loro favore in nessun modo.
Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella (a cura
di),
Escatologia biblica essenziale (Punto°A°Croce,
Roma 2007), «Il mondo dei morti», pp. 190ss; «Lo
stato personale dopo la morte», pp. 193-196; «I
credenti morti possono pregare nell’aldilà?», pp.
210ss.
La mariologia quale mitizzazione e la divinizzazione di
Maria è opera dell’uomo e della sua dottrina, che in tal
modo l’ha assimilata ai canoni delle dèe pagane; tutto
ciò, creando una ripulsa in molti cristiani, li ha
portati ad astenersi dal tributarle l’onore dovutole.
Perciò molti di loro, dinanzi a tanta mariolatria
dilagante, preferiscono semplicemente rimuoverla dalle
loro riflessioni.
È chiaro che «Maria di Nazareth», la madre di Gesù
il Messia, era qualcosa di completamente diverso da ciò
che la religiosità popolare ha fatto di lei da secoli:
una dèa o una quasi-dèa. Ella non ha per nulla quel
ruolo e quelle funzioni che la religione le ha
attribuito.
Riteniamo che la stessa Maria, che sta ora in
Paradiso in attesa della risurrezione dei morti, sebbene
sia fiera d’essere stata la madre del Messia e
Salvatore, è alquanto confusa e perplessa di essere
stata fatta oggetto d’una tale attenzione dottrinale
(madre di Dio, corredentrice, regina dei cieli, ecc.) e
d’una venerazione cultuale, che spetta solo a Dio,
un’adorazione abilmente mascherata con un frasario
dottrinale forbito; nella Bibbia non esiste una
differenza fra venerazione e adorazione. Nella sacra
Scrittura tutto ciò si chiama idolatria e sarà punito
con lo stagno di fuoco (Ap 21,8). E Maria non può che
esserne triste.
Chi dice di credere in Dio, stia lontano
dall’idolatria. Chi si avvicina al Signore e al suo
Evangelo, sa questo: «Uno è infatti Dio, uno e
mediatore di Dio e degli uomini, l’uomo Cristo Gesù»
(1 Tm 2,5). Dio non tollera altri protettori, dèi e
mediatori nel suo cospetto!
Nella visione dell’Apocalisse sul trono di Dio e
accanto a esso viene visto un solo personaggio:
l’Agnello (Ap 5,6.13; 7,17). Giovanni vide anche
ventiquattro altri troni, ma erano tutti destinati agli
anziani (Ap 4,4; 11,16); non c’era alcun trono per
Maria. Non fu nominata neppure per nome, ma si trovava
tra le miriadi dei riscattati col sangue di Gesù.
Dio salva solo mediante suo Figlio. Nessun altro
può arrogarsi questo compito e questa grazia di salvare.
Gesù Cristo, colui che morì per i peccati di chiunque
crede e risuscitò per la loro giustificazione, è l’unico
che può salvare e dare una vita nuova.
Quando si rende il culto alla creatura invece che al
Creatore, la Scrittura vede in ciò il sintomo di una
caduta spirituale e morale o apostasia, poiché significa
mutare la verità di Dio in menzogna (Rm 1,25).
► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Maria_di_Nazareth_Mt.htm
09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015
|