Il peccato entrò nel mondo
Il primo uomo creato da Dio fu
Adamo e la prima fu donna Eva. Da essi ebbe inizio
l’umanità, come ci viene narrato nel primo libro della
Bibbia, la Genesi.
Adamo e Eva furono creati a
immagine di Dio e furono posti nel giardino dell’Eden,
perché lo lavorassero e ne godessero liberamente. Essi
erano in uno stato di innocenza primordiale, erano buoni
e felici e godevano la comunione con il loro Creatore.
Erano pienamente liberi, non era stata posta loro alcuna
limitazione, eccetto una cosa: Dio aveva detto a Adamo:
«Mangia pure liberamente del frutto d’ogni albero del
giardino; ma del frutto dell’albero della conoscenza del
bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno che
tu ne mangerai, per certo morrai» (Gn 2,16s).
In seguito, Adamo ed Eva,
istigati dal serpente (il diavolo), disubbidirono al
commando di Dio e mangiarono del frutto proibito,
commettendo così il primo peccato della storia.
Che cos’è il peccato?
È, secondo i casi, ribellione
nei confronti di Dio, trasgressione dei suoi comandi,
inimicizia e ostilità verso Dio. Ciò si può realizzare
in diverse maniere: col pensiero, con la parola e con
gli atti.
Secondo l’apostolo Giovanni, «il
peccato è la violazione della legge» (1 Gv 3,4). Non
è però peccato solo violare la legge, facendo qualcosa
di proibito, ma tante volte lo si commette anche
omettendo di fare qualcosa di positivo. Giacomo, uno dei
fratelli del Signore, ha scritto: «Chi sa fare il
bene e non lo fa, commette peccato» (Gcm 4,17).
È peccato non solo l’azione,
ma anche l’attitudine, ossia la tendenza al peccato; il
peccato permea i pensieri, i desideri, i sentimenti. Non
è necessario rubare, ammazzare, disonorare o
bestemmiare, per commettere peccato: esso può essere
realizzato anche senza commettere nessuna di queste
empietà. «Gli occhi alteri e il cuore gonfio, lucerna
degli empi, sono peccato» (Pr 21,4).
La peggiore condizione
dell’uomo è quella di vivere peccato e di permanere in
esso. A tale situazione si trovano quei peccatori che
sanno d’essere tali e non vogliono accettare la
salvezza.
Le conseguenze del peccato
Per damo ed Eva esse furono le
seguenti.
■ 1. Essi persero il favore di
Dio, diventando soggetti al peccato, alla colpa e alle
pene derivanti. Dio disse a Eva riguardo alla sua
condizione di donna: «Io moltiplicherò grandemente le
tue pene». Dio disse ad Adamo riguardo alla sua
funzione di uomo: «Il suolo sarà maledetto per causa
tua. Esso ti produrrà spine e triboli, e tu mangerai il
pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritornerai
nella terra da dove fosti tratto; perché sei polvere e
in polvere ritornerai» (Gn 3,16-19).
■ 2. Essi furono cacciati
dall’Eden.
■ 3. Per la loro caduta il
peccato e la morte entrarono nel mondo. Paolo lo spiegò
così: «Per mezzo d’un uomo il peccato è entrato nel
mondo e per mezzo del peccato v’è entrata la morte, e in
questo modo la morte è passata su tutti gli uomini,
perché tutti hanno peccato» (Rm 5,12). In altre
parole, siamo peccatori per natura. Il peccato è
universale: esso è una naturale influenza a cui tutti
gli uomini sono soggetti. È come un’infezione che porta
a una malattia, da cui bisogna essere curati. È una
macchia da cui bisogna essere lavati.
L’opera divina di riscatto
Nel giorno in cui i nostri
progenitori commisero il primo peccato, si mostrò in
loro il disagio di stare dinanzi al Dio santo e anche il
disagio di una coscienza che colpevolizza e il disagio
di essere preda della propria e dell’altrui
concupiscenza. Dio non solo minacciò il serpente di una
certa sconfitta proprio mediante la discendenza della
donna, che egli aveva sedotta (Gn 3,15), ma fece
qualcosa d’immediato: nella sua misericordia coprì le
loro nudità con delle pelli, restituendo loro la dignità
(Gn 3,21); poiché ciò costò la vita a degli animali,
insegnò così il principio dell’espiazione. Da qui in
poi, tale principio della riabilitazione mediante
l’espiazione fu praticato da tutti i seguaci del Dio
vivente. Questa pratica finì quando Dio diede il suo
proprio Figlio come prezzo di riscatto, affinché l’uomo
fosse riabilitato tramite il sangue del Signore Gesù
Cristo.
Dio insegnò ad Adamo ed Eva
tale principio dell’espiazione vicaria del peccato. Essa
fu praticata legittimamente, ad esempio, da Abele, Noè,
Abramo, Israele e, in tal modo, giunse fino a noi,
realizzandosi definitivamente in Gesù Cristo. Egli è il
Liberatore e il Messia da lungo atteso. Dio si fece uomo
nel suo Figlio Gesù Cristo, perché soffrisse e morisse,
versando il suo sangue, per sanare gli uomini dal
terribile cancro del peccato. Ora, chiunque crede in
lui, come ci dice l’Evangelo, non perisce, ma ha vita
eterna (Gv 3,16).
La salvezza disponibile per
tutti
Solo in Gesù Cristo v’è
salvezza dal peccato e dalla perdizione eterna. «Non
v’è sotto il cielo altro nome che sia stato dato agli
uomini, per il quale noi abbiamo a essere salvati»
(Atti 4,12). Chiunque crede in Lui ottiene la remissione
dei peccati ed è giustificato davanti a Dio (At 13,38).
Gesù è «l’Agnello di Dio che toglie il peccato del
mondo» (Gv 1,29) e che con suo proprio sangue «ci
purifica da ogni peccato» (1 Gv 1,7).
Possiamo dire con l’apostolo
Paolo che «il salario del peccato è la morte, ma il
dono di Dio è la vita eterna in Gesù Cristo, nostro
Signore» (Rm 6,23). Il peccato ha portato la morte
nel mondo, ma Gesù vi ha riportato la vita. Per aver
vita è necessario accettare Gesù come proprio Salvatore.
Abbiamo brevemente accennato
all’origine del peccato, alla sua natura, alle sue
conseguenze, alla sua universalità e al suo unico
rimedio. Abbiamo anche detto che nella Bibbia non si
trova altra soluzione per essere liberati dal peccato
fuori di Gesù Cristo. Egli è l’unico Salvatore. Infatti
Gesù stesso proclamò: «Io sono la via, la verità e la
vita; nessuno può venire al Padre se non per mezzo di me»
(Gv 14,6). E anche: «Io sono la porta; se uno entra
per me, sarà salvato» (Gv 10,9).
Non ci sono altre porte che
portano a Dio: né uomini né angeli, né persone viventi
né morti. Uno può essere santo quanto voglia, ma non
salverà mai nessuno.
Perciò proclamiamo che Gesù
Cristo è l’unico che può salvare le anime che confidano
in Lui, perché Egli solo ha versato il suo sangue per la
salvezza delle anime. È necessario che il peccatore si
ravvedi, si penta dei suoi peccati e accetti Gesù Cristo
quale Salvatore e Signore, e sarà salvato.
Guai a dire di non aver fatto
in fondo nulla di male e di essere senza peccato!
Infatti il peccato è universale e tutti ne sono
soggetti. Anche le cosiddette «persone oneste» o gli
«uomini giusti» sono peccatori e hanno bisogno di
salvezza come tutti i personaggi che compaiono nella
Bibbia.
Alcuni affermano: «Abbiamo
visto gente che si diceva salvata e che intanto
commetteva dei peccati». È vero. Questa è la natura
umana. L’apostolo Giovanni apostolo, parlando dei
credenti che avevano accettato Cristo quale Salvatore e
Signore, scrisse: «Figlioli miei, io vi scrivo queste
cose affinché non viviate nel peccato; e se alcuno ha
peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè
Gesù Cristo, il giusto; ed Egli è l’espiazione dei
nostri peccati; e non soltanto dei nostri ma di quelli
di tutto il mondo» (1 Gv 2,1s).
Il Salvatore Gesù siede alla
destra di Dio Padre e intercede ogni giorno chiunque va
a Dio nel suo nome: chi crede in Gesù e va pentito a
Lui, Egli è disposto a donare il perdono dei peccati e
la vita eterna. Egli è pronto a lavare il cuore del
peccatore, a purificare la sua anima dalla colpa, a
liberarlo dalle tentazioni e a donargli la vittoria.
È scritto: «Avrò
misericordia delle loro iniquità e non mi ricorderò più
dei loro peccati» (Eb 8,12). Essi vengono cancellati
per sempre. Chi va a Lui ora, otterrà il perdono. Dio
non vorrà più portarsi alla mente i peccati che ha
perdonato.
► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Peccato_EnB.htm
09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015
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