Come ottenere il discernimento biblico

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IL PECCATO IMPERDONABILE

 

 di Giovambattista Mele - Nicola Martella

 

«Perciò io vi dico: “Ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. 32E a chiunque parli contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chiunque parli contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quella a venire”» (Mt 12,31s).

     «In verità io vi dico: “Ai figli degli uomini saranno rimessi tutti i peccati e qualunque bestemmia avranno proferita; 29ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha remissione in eterno, ma è reo d’un peccato eterno”. 30Or egli parlava così perché dicevano: “Ha uno spirito immondo”» (Mc 3,28-30).

     «E a chiunque avrà parlato contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato» (Lc 12,10).

 

Questo peccato, essendo dichiarato imperdonabile dal Signore, dev’essere senz’altro il più tremendo fra quelli che un uomo possa mai commettere. Poiché in molte delicate coscienze il solo dubbio d’averlo commesso sveglia una sensazione di terrore, il primo passo è certamente l’accertamento della vera natura di tale trasgressione.

     Si tratta d’un argomento intorno al quale i credenti e gli studiosi nutrono diversità d’opinione. Perciò la modestia s’addice a chiunque voglia cimentarsi con l’interpretazione e l’esposizione di ciò che il Signore ha voluto insegnare con queste parole. Nell’interpretazione di questi brani, si fa bene a tener sempre presente le circostanze e le persone che diedero luogo a una così solenne dichiarazione di Gesù.

     Costoro avevano disonorato il Padre, poiché stavano rigettando il Figlio. Così facendo, incominciavano a resistere allo Spirito Santo, attribuendo l’opera di Gesù alla potenza di Satana. Il Signore non li accusò d’aver già effettivamente commesso tale terribile peccato, ma li avvertì del pericolo in cui si trovavano: persistendo in quella via, lo Spirito avrebbe cessato di fare in loro la sua opera d’illuminamento e convincimento, i loro cuori si sarebbero induriti, rischiando così di non poter mai più credere.

     Ora chi non credeva in Gesù quale Messia, non poteva essere perdonato dai suoi peccati. La bestemmia significa diffamazione, maldicenza, parlare a danno d’una persona e quindi ingiuriarla. Nel Testamento Nuovo questo vocabolo s’applica all’arroganza e al disprezzo diretti contro Dio, come pure contro l’uomo, e in questo senso è una forma di peccato assai grave.

     Si fa però bene a tener presente quanto segue.

     ■ 1. Non esiste un peccato singolo, isolato e particolare che ponga sia in grado di porre una persona fuori del completo dominio della misericordia e del perdono. Le Scritture ci danno al riguardo una certezza assoluta. «E poi venite e discutiamo insieme, dice l’Eterno. Quando anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; quando fossero rossi come la porpora, diventeranno come la lana» (Is 1,18); la premessa è qui il ravvedimento. «Il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato» (1 Gv 1,7); la premessa è qui il cammino nella luce.

     Al riguardo non viene fatta eccezione per nessun peccato (cfr. pure Rm 3,22ss). Anche Gesù confermò nella sua autorità messianica che «ogni peccato e bestemmia sarà rimessa agli uomini». Perfino Simon Mago che volle comprare il potere di dispensare lo Spirito Santo, fu invitato a pentirsi e a pregare «se è possibile, ti sia perdonato il pensiero del tuo cuore» (At 8,22).

 

     ■ 2. Notiamo che in Marco 16,16, il Signore medesimo indicò l’unico principio essenziale, invariabile, della salvezza o della dannazione d’ogni anima: «Chi avrà creduto e sarà battezzato, sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato» (cfr. Gv 3,36). Nessuna eccezione, nessun caso particolare sfugge a questo gran principio dell’Evangelo, incluse tutte le persone che gli uomini possano ritenere detentori di particolari meriti. Qualunque sia la natura e la gravità del peccato di un uomo, sarà liberalmente e pienamente perdonato, se egli credendo nel Figlio di Dio, si ravvede e accetta la giustizia di Cristo.

     Dall’altro lato, però, diventa chiaro che lo Spirito Santo è il solo che possa agire nel cuore del peccatore e mettere in lui la fede salvatrice, che gli permetterà di essere unito a Cristo. Pertanto, chi respinge sistematicamente e coscientemente gli appelli dello Spirito Santo, resistendo alla sua influenza e persistendo nella miscredenza, pone se stesso deliberatamente fuori d’ogni speranza di perdono.

 

     ■ 3. Bisogna tener conto che fu ai Farisei e alle guide del popolo giudaico, ai quali il nostro Signore diresse primieramente quelle parole. Perciò il contrasto fra «una parola detta contro il Figlio dell’uomo» e «la bestemmia contro lo Spirito» può riferirsi al disprezzo gettato da loro contro la persona di Gesù, quando la sua vera condizione di Messia era ancora velata e la sua opera incompiuta; la loro bestemmia divenne però persistente, quando conobbero pienamente la sua rivendicazione di essere il Messia e videro come lo Spirito Santo confermava ciò mediante la sua presenza nella persona di Gesù e nelle sue opere miracolose.

     Una prima bestemmia fu perdonata a Saulo di Tarso perché operava — come in seguito ammise — «ignorantemente, non avendo la fede» (1 Tm 1,13); quando incontrò Gesù nella sua gloria, capitolò. Una seconda bestemmia non gli sarebbe stata perdonata, perché avrebbe significato nutrire contro la luce sfolgorante un odio crescente e fuggirla deliberatamente; ciò sarebbe equivalso a precludersi la via della salvezza.

     Da quanto abbiamo detto fin qui diventa chiaro che questo terribile peccato consiste nel resistere in modo cosciente, deliberato e pienamente deciso allo Spirito, il quale intende rivelare Gesù Cristo all’uomo. Stando così le cose, il peccatore impenitente viene abbandonato a se stesso. Da una parte, chi crede viene «suggellato con lo Spirito Santo della promessa, il quale è la caparra della nostra eredità» (Ef 1,13s); dall’altra, chi rifiuta di credere costringe lo Spirito a ritirarsi, e il peccatore impenitente rimane sotto l’ira di Dio e, per così dire è suggellato per la perdizione. Dove l’Evangelo è stato per lungo tempo fedelmente predicato, c’è da temere che i casi, nei quali gli uomini incorrono in questo peccato, non siano poi tanto rari quanto si potrebbe immaginare.

     Tuttavia si può domandare: Se ogni peccato è un’offesa contro Dio, perché mai il peccare contro lo Spirito Santo è più imperdonabile del peccare contro il Padre e il Figlio? Per capire questo aspetto, dobbiamo ricordarci che ognuna delle persone della Trinità ha la propria sua funzione nell’economia della redenzione. Il Padre è il legislatore e la sua funzione particolare è di conservare la legge in tutta la sua integrità; perciò ogni offesa contro la legge è un’offesa particolare verso il Padre.

     È questo un peccato imperdonabile? No, perché nell’AT Dio diede dei sacrifici al riguardo; nel NT Dio diede un rimedio nel Figlio, il quale appagò le richieste della legge, infranta dai peccatori, e procacciò una giustizia eterna per tutti coloro che avrebbero creduto in lui. Nell’ordinamento della redenzione questo aspetto è la funzione del Figlio.

     Per tale scopo Gesù venne nel mondo. Coloro che lo ripudiarono, quando parlava loro sulla terra, e quelli che ora rigettano la sua parola, sono colpevoli d’un particolare peccato contro il Figlio. Tuttavia questo peccato è imperdonabile? No, perché Gesù lo dichiarò in questi versetti. La funzione particolare dello Spirito è, nell’economia dell’Evangelo, quella di risvegliare la coscienza del peccatore, di rivelargli Gesù Cristo come Salvatore e di renderli capaci di accettare Gesù, per fede, come loro «sapienza, giustizia, santificazione e redenzione» (1 Cor 1,30).

     Ora, però, se tutti i mezzi di grazia, coi i quali egli circonda e stimola il peccatore, vengono rigettati, ostacolati e soffocati, non resta più alcun rimedio per un peccato del genere. Non vi è altra persona che possa intervenire a favore del peccatore. E perché un tale rimedio non esiste, il peccato di colui che resiste allo Spirito Santo (e fintantoché durerà questa resistenza), sarà tale da escludere per lui ogni perdono; anzi, come dice Marco, è «colpevole d’un peccato eterno» (Mc 3,29).

     Nella epistola agli Ebrei viene confermata questa convinzione, affermando che «non resta più sacrificio» per i peccati coloro che «hanno rotto la legge di Mosè, hanno calpestato il Figlio di Dio e oltraggiato lo Spirito della grazia», ossia hanno peccato contro tutte e tre le Persone della Deità (Eb 10,28s).

     Le parole di Gesù, secondo cui tale peccato d’incredulità «non sarà perdonato né in questo mondo né in quella a venire» (Mt 12,32), non lasciano nessuna scappatoia né danno appiglio alla sedicente dottrina del Purgatorio, poiché non è mai in mano dell’uomo la capacità d’espiare i propri peccati. Chi è nemico della luce dell’Evangelo e della bontà divina e resta tale, non ha possibilità d’essere perdonato né in questo né nell’altro mondo.

 

► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Peccato_imperdonabile_EnB.htm

09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015

 

 

«Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose, perché, facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano» (1 Timoteo 4,16)

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