Chi crede in Dio, lo prega, ossia
gli fa richieste per i suoi bisogni. Il Signore Gesù lo
ha insegnato ai suoi discepoli con la preghiera modello
che chiamiamo «Padre nostro». Questo esempio di
preghiera contiene varie richieste e sopratutto è ricca
di lode, di santificazione, di sottomissione e
obbedienza al Signore.
Gesù accompagnò tale preghiera
modello con alcune raccomandazioni, perché la devozione
dei suoi discepoli si differenziasse da quella dei
religiosi d’allora: «Quando pregate, non siate simili
agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle
sinagoghe e negli angoli delle piazze per essere visti
dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la
loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella
tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel
segreto, e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà» (Mt 6,5s).
La devozione messa in mostra
nelle chiese e nelle piazze con elaborati riti, fastose
processioni e varie pie ostentazioni (pellegrinaggi,
piedi scalzi, auto-flagellazioni pubbliche, riti della
passione, crocifissioni) è conosciuta in vario modo
anche nella religiosità popolare nostrana.
Gesù accompagnò il «Padre
nostro» anche con alcune osservazioni che dovevano
distinguere la preghiera dei suoi seguaci da quella dei
pagani: «Pregando poi, non sprecate parole come i
pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di
parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre
vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che
gliele chiediate» (vv. 7s).
Preghiere lunghe e ripetitive,
accompagnate anche da strumenti per contarle (p.es.
collane di perle, rosari), sono conosciute in varie
religioni e anche nella religiosità nostrana.
Si tratta di un pregare
meccanico, che lascia spenta la ragione, distante
l’oggetto dell’orazione e che non corrisponde ai bisogni
reali dell’orante. Infatti, se si medita su quel che
disse il Signore, non possiamo chiedere il pane
quotidiano, quando abbiamo il frigorifero, il
congelatore e la cantina piena di provviste. Anche i
Salmi sono preghiere e ogni salmista si rivolgeva a Dio
in corrispondenza del suo bisogno reale e gli chiedeva
ciò di cui aveva veramente bisogno.
Il significato primario della
preghiera è la comunione personale con Dio, a cui
s’aggiunge la richiesta di essere forti per affrontare
le varie difficoltà reali che il credente incontra e di
cui è afflitto tutti i giorni.
Il credente chiede a Dio le
cose che non può affrontare da solo, ma che può
risolvere soltanto con l’aiuto divino; non si tratta di
cose usuali come, ad esempio, che cosa fare per
pitturare la casa, per zappare il giardino o per
cucinare il pranzo.
La preghiera si fa con il
cuore. Poiché il Signore sta governando l’intero
universo, il credente fa bene a riflettere prima che
cosa vuole che Egli faccia per lui. Fare romanzi per
convincere Dio non serve perché, oltre a rischiare di
annoiarlo, Gesù ha detto che «il Padre vostro sa di
quali cose avete bisogno ancor prima che gliele
chiediate» (v. 8). Inutile recitare dinanzi a Lui,
che conosce i cuori; che le recite le facciano gli
attori sul palcoscenico, non chi prega. Il credente si
abbandona alla provvidenza divina per le cose materiali
e spirituali.
La preghiera va rivolta a Dio
con l’aiuto dello Spirito Santo, magari meditando sulla
sua Parola, aprendo il proprio cuore dinanzi a Lui e
dando prima la lode e la gloria a Dio e poi chiedendo i
bisogni propri (supplica) e altrui (intercessione).
Non bisogna convincere il
Signore con atti devozionali e penitenze che Egli non
richiede, ma che i religiosi praticano ancora oggigiorno
nelle varie religioni e nella religiosità popolare
nostrana: ceci sotto le ginocchia durante la preghiera,
auto-flagellazioni, prolungate astensioni da cibo e da
bevande, uso del cilicio, pellegrinaggi a piedi scalzi
verso un santuario, eccetera. Dio vuole essere
primariamente onorato dai cristiani con il proprio
corpo, sottomettendolo alla sua divina volontà, rivelata
nella sacra Scrittura.
Il corpo di coloro, che
credono in Gesù Cristo quale personale Salvatore, è
santo e dev’essere sottomesso a Dio in santità di vita
per onorare il proprio Signore. Il corpo dei credenti è
il tempio dello Spirito Santo (1 Cor 6,19). Trattarlo
con pratiche penitenziali di provenienza pagana, offende
Dio.
I credenti devono solo
chiedere a Dio con fede, insistenza e perseveranza; le
loro richieste devono essere giudiziose e conforme alla
sua volontà. La vita di preghiera dev’essere
accompagnata dal ringraziamento al Signore per le cose
ricevute e con una pratica di misericordia, perdono e
buone opere verso il prossimo.
Pregare significa soprattutto
essere in sintonia con Dio e i suoi obiettivi, lodarlo e
glorificarlo per ciò che Egli è e fa. Pregare non serva
a nulla se la propria pratica di vita è pagana o empia.
Non serve a molto pregare, se non si è disposti ad
ascoltare la parola dell’Evangelo, ad amare Gesù Cristo,
ad accettarlo come Signore e Salvatore, a sottomettersi
a Lui.
Solo allora Dio esaudirà chi
lo invoca. Poiché Gesù Cristo ha pagato per noi,
possiamo pregare Dio mediante lo Spirito Santo.
Impariamo dunque a rivolgere a Lui nostra preghiera con
sincerità, amore e fede, evitando la confusione (il
Signore è un Dio di ordine) e tutti gli elementi tipici
del paganesimo (anche quelli cristianizzati), denunciati
dallo Gesù e poi anche dai suoi apostoli. Allora lo
Spirito Santo ci guiderà a pregare in modo da dare lode
e gloria di Dio.
► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Pregare_legittimo_Lv.htm
09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015
|