Durante la nostra fanciullezza,
ognuno di noi frequentava magari la parrocchia del
nostro paese e faceva anche la veglia per i morti.
Ammettiamo che avevamo paura dei morti. Tale paura c’era
stata indotta da persone anziane, oltre che dalle nostre
madri e zie, certo tutte persone stimate e religiose e
in buona fede.
Specialmente le donne
facevano la veglia ai morti, com’era in uso nei paesi.
Noi figli, essendo ognuno attaccato alle vesti di sua
madre, facevamo la stessa cosa. Per alcuni di noi tale
usanza rimase a lungo, anche da adulti.
La paura dei morti, sognare
cimiteri, credere che i morti a novembre vanno in giro,
pensare che potrebbero avercela proprio con noi e
vendicarsi per qualcosa che abbiamo fatto loro in vita —
tutto ciò creava un’atmosfera lugubre e paralizzava la
vitalità.
Eppure quella paura pian
piano è andata a scomparire, pur rimanendo ancora alcuni
«sintomi» per un certo tempo. Tutto cominciò con
l’incontro col la Parola del Signore. La sua lettura
portò via ogni paura dei morti e lentamente fece
scomparire tutti i «sintomi» rimasti, dovuti a una falsa
religiosità popolare.
Ecco alcuni fatti nella
vita di Giovambattista al riguardo. Dopo che morì sua
madre nel 1981, non passava settimana che non la
sognava. Era diventata un’ossessione per lui. Eppure
aveva fatto il suo dovere di figlio e tutto ciò che la
religione prescriveva: un bel funerale in Italia, la
messa annuale, il proprio dovere con buone opere e
preghiere.
Poi, un giorno, conobbe la
Parola di Dio e, leggendola e studiandola, il Signore
gli parlò. Venne così a conoscenza che praticare il
culto dei morti significa commette peccato; visto che i
defunti non possono ascoltare ciò che fanno i vivi, si
pratica così in effetti idolatria e spiritismo.
Secondo la sacra Scrittura
bisogna adorare solo Dio in spirito e verità. Il Signore
condanna qualsiasi tipo di idolatria e qualsiasi specie
di culto offerto a uomini e a spiriti. I morti sono
attualmente nell’aldilà e aspettano la risurrezione a
vita eterna (per quelli che hanno accettato Gesù come
Salvatore e Signore) o per la condanna eterna (per chi
lo ha rifiutato).
Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella (a cura
di),
Escatologia biblica essenziale (Punto°A°Croce,
Roma 2007), «Il mondo dei morti», pp. 190ss; «Lo
stato personale dopo la morte», pp. 193-196.
La Bibbia afferma che i morti
«dormono», ossia sono coscienti ma non attivi. Gli
spiriti dei morti non possono lasciare il luogo in cui
vanno dopo la morte e quindi non possono andare in giro,
come afferma la religiosità popolare.
In tutta la Bibbia non c’è
alcuno che abbia mai pregato per i morti. Tanto meno
possono farlo loro per i viventi. Quando uno muore, la
sua carne ritorna alla terra e il suo spirito va in
Paradiso (se ha creduto in Cristo) o nell’Ades in attesa
del giudizio (se ha rifiutato la grazia di Dio). Nessun
defunto ha ora la facoltà di lasciare l’altro mondo e
d’andare in giro per la terra.
La rivelazione del Signore
relativa a un certo ricco e a Lazzaro lo ha mostrato
chiaramente (Luca 16,19-31). Abramo dal Paradiso disse
all’uomo nel tormento dell’Ades: «E oltre a tutto
questo, fra noi e voi è posta una gran voragine, perché
quelli che vorrebbero passere di qui a voi non possono,
né di là si passa da noi» (v. 26). L’uomo che fu
empio in vita, rendendosi conto di essere perduto per
sempre, pensò di fare qualcosa almeno per i suoi
fratelli e chiese ad Abramo di mandare loro Lazzaro: «Ti
prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio
padre. Infatti ho cinque fratelli, affinché attesti loro
queste cose, affinché non abbiano anch’essi a venire in
questo luogo di tormento» (vv. 27s). Abramo non
contemplò la possibilità che un morto potesse tornare
sulla terra per avvertire i vivi di qualcosa, perciò gli
disse: «Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli»
(v. 29), riferendosi così alla Parola di Dio. L’uomo
perduto insistette: «No, padre Abramo; ma se un va a
loro dai morti, si ravvedranno» (v. 31). Il
patriarca d’Israele rispose in modo lapidare e
indiscutibile: «Se non ascoltano Mosè e i profeti,
non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti
risuscitasse» (v. 31). Come si vede, un morto può
tornare solo risuscitando, ma questo evento accadrà solo
alla fine dei tempi, non oggi. Quindi i morti oggi non
hanno alcuna possibilità di manifestarsi agli uomini
sulla terra, né di ascoltare questi ultimi.
Allora, se non i morti sono
tagliati fuori dal mondo dei vivi, e viceversa, di chi
sono i volti che appaiono nei sogni e le presenze che si
crede di sentire? Nel caso minore si tratta di un
prodotto dell’immaginazione della mente. Nel caso
peggiore si tratta di un’influenza demoniaca.
Infatti il diavolo,
servendosi dell’immaginazione, inculca nella mente
dell’uomo che sia veramente un morto a parlargli. Una
volta che una persona viene accalappiata da questa
credenza, cade nel culto dei morti e nell’idolatria
connessa. Uno si commuove, vedendo il volto di sua
madre, di suo padre o di un parente stretto. In questi
casi, può succedere che uno si mette a parlare al
congiunto, di cui crede di aver sentito la presenza, si
reca alla tomba a pregare, accende una candela in chiesa
in suo onore o un lume sulla tomba, si va a
commissionare una messa di suffragio. In alcune zone si
fa un pranzo per l’anima del defunto o altri riti. In
tal modo, inizia il culto per i morti, si alimenta a
ogni nuovo sogno o col racconto di altri e si cade
sempre più nell’idolatria e in pratiche affini allo
spiritismo.
Chi legge e studia la
Parola del Signore, capisce che queste cose sono in
abominio a Dio. In tal modo, Satana distoglie gli uomini
da Dio e li tiene imprigionati nelle menzogne e in
pratiche contrarie alla Parola del Signore. L’inganno
sta nel fatto che coloro che praticano queste cose, non
s’accorgono dell’inganno e pensano che tutto sia normale
e gradito a Dio. Così sprofondano sempre più
nell’ignoranza e nelle tenebre e s’allontanano dalla
conoscenza della verità. Solo quando qualcuno permette a
Gesù Cristo di salvarlo, viene liberato da queste false
credenze della religiosità popolare.
Da piccoli si seguono le
usanze materne. Quando eravamo bambini e moriva qualcuno
— un parente, un vicino di casa o un conoscente — si
andava a fare la veglia per il morto, pensando così di
fare qualcosa di buono per l’anima sua nell’aldilà. La
paura che veniva inculcata dalla credenza popolare è
anche che, se non si faceva così. Lo spirito del morto
poteva rimanere sulla terra e vendicarsi di chi gli
aveva fatto del male. Così i bambini vivevano in questo
terrore, credendo a ciò che la madre e gli altri
dicevano loro. È chiaro che non si preferiva passare nei
pressi del cimitero, di qualche posto in cui qualcuno
era morto incidentato o davanti alla casa in cui era
morto qualcuno! Si temeva la presenza degli spiriti dei
defunti.
Anche quando uno si
converte al Signore, rimane per un certo tempo in tali
credenze e pensa ancora di dover continuare a fare il
suo «dovere» verso i propri defunti. Lo si fa
ingenuamente, seguendo l’insegnamento ricevuto, non
chiedendosi ancora che cosa voglia dire tale credenza e
se essa è compatibile con la Parola di Dio.
Allora può succedere che il
caro defunto appaia nel sogno. A volte chiede anche cose
che sono contrarie alla Parola di Dio. Che pensare al
riguardo? Di chi si tratta veramente?
Anche a Giovambattista
veniva sempre la madre in sogno. Una sera, dopo
essersela sognata per l’ennesima volta, si svegliò di
soprassalto. Dopo essersi ripreso dall’impressione del
sogno, disse ad alta voce: «Tu non sei mia madre, bensì
il demonio. Allontanati da me e lasciami stare perché
non ti credo più e non ti rivolgerò più preghiere. Mia
madre è morta e chiunque tu sia che ne prendi il volto,
vattene e non presentarti a me, perché io sono un figlio
di Dio». Da quella sera in poi, Giovambattista non vide
mai più il volto di sua madre in sogno.
Già nella Legge mosaica Dio
ingiunse a Israele: «Non vi rivolgete agli spiriti
dei morti né ai medium; non li dovete interpellare e non
vi dovete contaminare per mezzo di loro...» (Lv
19,31; cfr. Dt 18,11s). E ancora: «E se qualche
persona si volge agli spiriti di morti e ai medium per
prostituirsi dietro a loro, io volgerò la mia faccia
contro quella persona, e la sterminerò da fra il suo
popolo» (Lv 20,6).
Sette secoli prima di
Cristo, i Giudei infedeli a Dio pregavano però i morti e
li consultavano per trarne dei responsi in sogno o
consultando dei medium. Isaia insegnò a quel tempo: «Quando
vi dicono: “Interpellate gli spiriti di morti e i
medium, che sussurrano e bisbigliano” — allora dite: “Un
popolo non deve Interpellare il suo Dio? Si rivolgerà ai
morti per i vivi?” 20Orsù, all’insegnamento
[biblico] e alla testimonianza [= Decalogo]! Se il
popolo non parla così, non vi sarà per lui alcuna
aurora!» (Is 8,19s).
Tempo dopo, Manasse, il re
di Giuda, commise queste cose: «Fece passare per il
fuoco il suo figlio [= sacrificio umano], si dette alla
magia e agli incantesimi, e ebbe a che fare con coloro
che evocavano spiriti di morti e con medium; s’abbandono
interamente a fare ciò che è male agli occhi
dell’Eterno, provocandolo a ira» (2 Re 21,6).
Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella,
La lieve
danza delle tenebre
(Veritas, Roma 1992),
«Lo spiritismo», pp. 155-170; «Spiritismo e Bibbia»,
pp. 347-353.
Tiriamo alcune conclusioni.
Chi parla con i morti, rivolge loro preghiere o fa riti
religiosi in loro favore — messe di suffragio, voti,
accendere candele, offrire cose da mangiare o bere in
loro memoria (come s’usa fare in tanti paesi), eccetera
— pratica il culto dei morti, una pratica di venerazione
che sta tra l’idolatria e lo spiritismo.
Vogliamo essere chiari,
senza offendere né vivi né morti, è un’innumerevole
quantità di persone che fa queste cose, ma non sa che è
sbagliato. Sebbene la colpa sia di chi l’istruisce in
tali pratiche religiose, il peccato d’ignoranza si
purtroppo paga, avendo ciò delle pesanti conseguenze.
Certo la colpa è di coloro
che insegnano tali cose, servendosi della devozione
popolare, di tradizioni medioevali, di visioni di
mistici, di immaginazioni personali di certe persone
ritenute meritevoli e di libri non ispirati da Dio e che
non appartengono alla sacra Scrittura. Tali libri,
chiamati apocrifi, ossia «nascosti», erano libri
giudaici, scritti in greco, che non facevano parte della
Bibbia ebraica e che gli Ebrei non hanno mai
riconosciuto come canonici (Tobia, Giuditta, Sapienza,
Siracide, Baruc, 1-2 Maccabei).
Sebbene questi libri non
insegnano esplicitamente il culto dei morti, i religiosi
cristiani durante i secoli hanno tratto da essi la
giustificazione per tante pratiche insite nella
devozione popolare o ingiunte dal magistero
ecclesiastico, ad esempio: preghiere per i defunti,
culto dei morti, indulgenze e persino delle indicazioni
per il cosiddetto «purgatorio» (cfr. 2 Maccabei 12).
Le guide religiose hanno
capito che nascita, matrimonio e morte sono tre momenti
particolari in cui possono esercitare un potere sulle
persone. Per questo hanno tratto per tali momenti dei
sacramenti, ossia dei «misteri religiosi» che arrogano a
sé nella gestione. Le dottrine corrispondenti e le
pratiche derivanti servono perciò per riportare la gente
nelle chiese e alle loro dipendenze e per rimpinguare le
casse ecclesiastiche.
Per uscire da questo
vortice di devozione contraria al pensiero biblico, è
necessario che il Signore illumini cuori e menti con il
suo Santo Spirito e li istruisca secondo la verità
rivelata. Solo la conoscenza sempre più profonda della
Parola di Dio terrà i credenti lontano da tali dottrine
idolatriche.
«…il sangue di Cristo, che
mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso puro
d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza
dalle opere morte per servire al Dio vivente» (Eb
9,14).
► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Pregare_morti_Oc.htm
09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015
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