«Il giorno seguente, la gran folla che era venuta
alla festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, 13prese
dei rami di palme, e uscì a incontrarlo, e si mise a
gridare: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del
Signore, il Re d’Israele!”. 14E Gesù, trovato
un asinello, vi montò su, secondo che è scritto: 15“Non
temere, o figliuola di Sion! Ecco, il tuo Re viene,
montato sopra un puledro d’asina!”.
16Or i suoi discepoli non compresero
al momento queste cose; ma quando Gesù fu
glorificato, allora si ricordarono che queste cose erano
state scritte di lui, e che essi gliele avevano fatte.
17La folla dunque che era con lui
quando aveva chiamato Lazzaro fuori del sepolcro e
l’aveva risuscitato dai morti, ne rendeva testimonianza.
18E per questo la folla gli andò incontro,
perché avevano udito che egli aveva fatto quel miracolo.
19Perciò i Farisei dicevano fra loro:
“Vedete che non guadagnate nulla? Ecco, il mondo gli
corre dietro!”» (Gv 12,12-19).
Il popolo esclamò: «Osanna! Benedetto colui che viene
nel nome del Signore, il re d’Israele!». Che cosa
significava questa acclamazione?
Un re che entrava in Gerusalemme sopra il dorso
d’un puledro d’asina. Si potrebbe dire: «Quanta umiltà
per il figlio di Dio e il padrone del mondo!». Eppure
questa era l’immagine con cui era atteso il Messia-Re.
Il popolo d’Israele s’aspettava allora forse un
esercito che l’avesse liberato dal giogo di Roma. Ecco
perché acclamava Gesù come suo Messia. La folla sperava
che fosse giunto il tempo promesso. In tale acclamazione
era forse racchiuso tutto il risentimento che i Giudei
provavano nei confronti dell’oppressore. Era, insomma,
un grido di lode e di giubilo indirizzato a colui che li
avrebbe liberati da Roma.
Le cose non andarono così come se l’aspettavano.
Gesù Cristo era venuto a testimoniare che il suo regno
non era di questo mondo. Egli non rinunciava a regnare
su questa terra, ma lo avrebbe fatto quando ce ne
sarebbero state le condizioni in Israele. La gente non
lo comprese, come non lo compresero i suoi discepoli; e
solo dopo la sua ascensione, coloro che crederono in
lui, iniziarono finalmente a capire con l’aiuto dello
Spirito Santo.
Il Messia era colui che veniva nel nome del
Signore, per liberare dapprima non dal controllo
politico di Roma, ma della schiavitù del peccato. Rima
di iniziare un qualsiasi regno terreno, era necessario
aprire il varco tra Dio e l’uomo e riconciliare le
persone con Dio.
Gesù Cristo divenne l’unico mediatore tra Dio e gli
uomini; egli pagò i loro peccati tramite la
crocifissione e divenne garante della salvezza per
coloro che avrebbero creduto.
Quel popolo che allora lo acclamava come Re e
Salvatore, dopo pochi giorni avrebbe gridato:
«Crocifiggilo», appena compresero che Gesù non sarebbe
mai stato quello che essi desideravano che egli fosse,
ossia il loro conduttore contro i Romani.
Soltanto chi è stato generato da Dio e ha ricevuto
da lui una nuova vita, può pienamente comprendere il
significato della prima venuta di Gesù. Egli non
rinunciò però a essere re in questo mondo. Un giorno,
un’altra generazione di Giudei, che non lo rifiuteranno
come Messia, lo acclameranno dal profondo del cuore,
dicendo: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome
del Signore, il re d’Israele». Allora inizierà il
regno messianico su questa terra.
Intanto, tutti coloro che credono in lui, possono
già acclamarlo come re della propria vita, attendendo il
suo prossimo ritorno. Intanto, ognuno può avvicinarsi a
Gesù e accettarlo come Signore e Salvatore, ottenendo il
perdono dei suoi peccati. Aspettando il suo ritorno,
ogni credente può esercitarsi nella fede operante per
mezzo dell’amore, nella santificazione e nel servizio
per il Signore.
In tal modo, si può essere pronti e vigilanti per
il prossimo ritorno glorioso di Gesù, il Messia-Re che
verrà a regnare.
► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Re_Israele_OiG.htm
09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015
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