Di questo speciale «Servo
dell’Eterno» si parla in Isaia 52,13-53,12 ben sette
secoli prima di Cristo. Tale Servo di Dio è Gesù.
Specialmente nel periodo di
Pasqua il mondo cristiano si riporta alla mente i fatti
della morte e della risurrezione di Gesù. Se la
crocifissione apparve per tutti i contemporanei come la
sconfitta del «Servo dell’Eterno», la risurrezione portò
nuova vita e nuovo significato per i seguaci di Gesù.
È chiaro che solo coloro che
hanno contemplato la morte del Messia Gesù, si sono
avvicinati per fede ai piedi della croce, hanno deposto
lì i loro peccati e ne hanno ottenuto perdono e
purificazione mediante il suo sangue, accettando Gesù
come Signore e Salvatore personale, sono stati in grado
di risorgere con Lui a una nuova vita, mediante la
rigenerazione dello Spirito Santo. Solo chi, al momento
della conversione, è morto spiritualmente con Cristo ed
è con lui risuscitato, ha la vita eterna, risusciterà
fisicamente a nuova vita e regnerà col Messia-Re alla
fine dei tempi.
Anche oggigiorno Dio invita ad
andare a suo Figlio Gesù Cristo, il quale soffrì e morì
per ognuno. Dio aveva previsto tramite il suo profeta la
passione e la morte di suo Figlio, ma altresì il suo
ritorno in vita e la sua glorificazione nella storia: «Ecco,
il mio servo prospererà, sarà elevato, esaltato, reso
sommamente eccelso. 14Come molti, vedendolo,
sono rimasti sbigottiti — tanto era disfatto il suo
sembiante così da non sembrare più un uomo, e il suo
aspetto così da non sembrare più un figlio d’uomo —
15così molte saranno le nazioni, di cui egli
detesterà l’ammirazione; i re chiuderanno la bocca
dinanzi a lui, poiché vedranno quello che non era loro
mai stato narrato e apprenderanno quello che non avevano
udito» (Is 52,13ss).
Così il profeta condensava
nell’introduzione di questo salmo, cantato dal resto
fedele, quanto esplicò poi nel resto del testo (Is
53,1-12); invitiamo il lettore a leggerlo per intero.
Questo è un canto escatologico
sul «Servo dell’Eterno», ossia chi lo canta si trova
alla fine dei tempi e guarda indietro. Qui il Messia è
definito «uomo di dolore». Questo è uno dei brani più
preziosi di tutta la Bibbia, poiché riporta un quadro
delle sofferenze del Messia, della sua morte, della sua
risurrezione, della giustificazione dei peccatori e del
suo trionfo nella storia. Questo testo è così vivido di
particolari che sembra vedere Isaia stesso ai piedi
della croce. È tanto chiaro nella sua mente da parlarne
al tempo passato, come d’una cosa già verificatasi e di
cui i credenti che compongono il «resto fedele», ossia i
riscattati, idealmente posti alla fine dei tempi,
guardano indietro a eventi ormai conclusi.
Sebbene questo canto fosse
stato scritto sette secoli prima del Calvario, non può
adattarsi ad alcuna altra persona della storia se non al
Messia Gesù. Per intenderne il significato, bisogna
prendere posto fra quel «resto fedele», guardare a quel
«colle fatale» e rimirare per fede quella croce che ci
parla d’amore. Sopra quel legno crudele, fu immolato
quell’offerta che purifica i cuori di chi in Lui crede.
Il verso di un canto odierno
si adatta a questa situazione: «Ora guardiamo lassù, a
quel legno che sanguina ancora; quella croce che accolse
il nostro caro Gesù, per offrigli la morte e il dolore.
Quella croce deve essere per noi un sussurro ai nostri
cuori, una voce di sangue e di dolore; essa dice che un
giorno fu immolato e morì Gesù Cristo, per noi
peccatori.
Si fa buio nel cielo, su quel
monte fatale e ogni cosa nell’ombra scompare; ma dirada
quel velo un chiarore celestiale! È il Signore che
brilla e appare».
Un Gesù morto appariva a tutti
un Messia sconfitto; i suoi seguaci si sentivano delusi
e sconfitti. Ma quel Gesù di Nazareth risuscitò il terzo
giorno per aprire il regno di Dio a tutti coloro che,
accettandolo come Signore e Salvatore, entrano a far
parte del suo «resto fedele» per diventare membri del
suo popolo che un giorno, dopo essere risuscitati a
vita, regneranno con Lui su questa terra e poi
nell’eternità.
Questo è il messaggio di una
vera Pasqua a tutti. In Egitto Dio risparmiò dal
giudizio storico coloro, sulla cui porta c’era il sangue
dell’agnello. Oggigiorno Dio risparmia dal giudizio
eterno tutti coloro, i cui cuori sono stati purificati
dal sangue dell’Agnello di Dio, ossia Gesù.
Chi si identifica oggi con la
persona e l’opera del «Servo dell’Eterno», regnerà un
giorno con il «Re dei re e Signore dei signori».
► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Servo_Eterno_opera_OiG.htm
09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015
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