1. I PADRI DELLA CHIESA:
Sono così chiamati scrittori e teologi dei primi secoli
dell’era cristiana. Essi furono estremamente espliciti
nell’affermare la loro fede. Per loro l’ispirazione e
l’autorità della Scrittura erano fatti scontati, non
solo in generale, ma anche nei dettagli, in conformità a
questa parola del Signore: «Poiché io vi dico in
verità che finché non siano passati il cielo e la terra,
neppure uno jota o un apice della legge passerà, che
tutto non sia adempiuto» (Mt 5,18).
■ Ireneo
di Lione
(130-200): «Fa’, o
Signore Gesù, che tutti coloro che leggono la Sacra
Scrittura, imparino a conoscerti e siano radicati in
te».
■ Clemente d’Alessandria
(160-240 d.C.): Affermò che né uno jota né un
tratto di lettera possono scomparire, poiché tutto è
uscito dalla bocca del Signore.
■ Origene
Adamantino (ca. 185-ca. 254):
A proposito di Marco 10,50 scrisse: «Diremo forse che
l’Evangelista ha scritto senza riflettere, quando
racconta che l’uomo si disfece del suo mantello, che si
levò e s’avvicinò a Gesù ? Oseremo dire che queste cose
sono state inserite negli Evangeli senza scopo? Quanto a
me credo che né uno jota o un tratto di lettera
dell’istruzione divina sia stata scritta invano. Non
dobbiamo mai dire che v’è qualcosa d’inopportuno o di
superfluo nelle Scritture dello Spirito Santo, sebbene
possano sembrare poco chiare ad alcuni; ma dobbiamo
volgere gli occhi del nostro spirito verso Colui che ha
ordinate di scrivere queste cose e chiedergliene
l’interpretazione. Le Sacre Scritture derivano dalla
pienezza della Spirito, in modo che non v’è nulla nella
Legge, nei Profeti, nell’Evangelo o negli scritti degli
Apostoli che non provenga da Dio».
■ Atanasio d’Alessandria
(295 ca.-373): «I Libri dell’Antico e del Nuovo
Testamento sono la fonte della nostra salvezza, a cui
chiunque ha sete può sempre ricorrere. E solo per questa
fonte che la conoscenza della vita eterna ci è stata
trasmessa. Non vi s’aggiunga nulla e non si sottragga
nulla! Le sacre Scritture sono divinamente ispirate e
bastano per farci comprendere la verità». «Occupati di
questa sacra lettura della Parola di Dio e leggila come
se fosse stata scritta personalmente per te. Abbi piena
fiducia in Dio».
■ Gregorio di Nazianzo
(330-389/390): «Le più piccolo linee della
Scrittura sono dovute alla cura minuziosa dello Spirito
Santo. Dobbiamo quindi prestare attenzione alle più
piccole sfumature di significato».
■ Giovanni Crisostomo (345-407):
«Perché siamo esortati a ricorrere alla Sacra Scrittura?
Perché, dopo che le tradizioni umane hanno cominciato a
manifestarsi nella chiesa, a quelli che vogliono
conoscere la vera fede non resta che appellarsi alla
sacra Scrittura, come alla prova incontestabile della
verità del cristianesimo e per questo la Sacra Scrittura
è più che sufficiente».
■
Sofronio Eusebio Girolamo
(347-420): «È la dottrina dello Spirito quella
che viene trasmessa nei libri canonici. Se i concili
stabilissero qualcosa a essa contraria, la giudicherei
un’empietà».
■ Agostino di Ippona
(354-430): «Tutta la Scrittura è stata scritta
dalle dita di Dio, cioè dallo Spirito Santo che ha
riempito di sé gli uomini di Dio… Leggo la Scrittura
come se fosse stata scritta col sangue di Cristo…
Poniamo la nostra fede nella sola Scrittura e questa
fonte unica la rafforza… Non voglio che si provi
qualcosa semplicemente in base a documenti umani, ma
piuttosto mediante gli oracoli di Dio. Leggeteci
qualcosa della Legge, qualcosa dei Profeti, dei Salmi,
dell’Evangelo, delle Epistole, degli Apostoli — leggete
e noi crederemo!».
2. I RIFORMATORI:
Dopo le deviazioni del Medioevo, il ritorno alle fonti
della rivelazione, operato dalla Riforma, fece sì che si
proclamasse con vigore l’ispirazione completa della
Sacra Scrittura e la sua autorità.
■
Martin
Lutero (1483-1546): Parlando della Bibbia
negli articoli di Smalcalda, affermò: «La Parola di Dio
costituisce la base degli articoli di fede; al di fuori
d’essa, non v’è alcuno che possa avere questo ruolo,
fosse anche un angelo». Il Riformatore ingiunse a
predicare solo la sacra Scrittura: «Il predicatore deve
esporre solamente la Parola della Sacra Scrittura,
poiché la Bibbia è la Scrittura stessa dello Spirito».
Essendo stato convocato a
Worms, egli scrisse così all’Imperatore Carlo V: «Sono
pronto ad accettare e a sottomettermi al giudizio, senza
alcuna riserva, se esso si baserà soltanto sulla Parola
di Dio, quella Parola evidente e chiara, che non è
soggetta a nessuno, ma che deve a buon diritto essere al
di sopra di tutto e rimanere il giudice di tutti gli
uomini».
Altrove Lutero asserì ancora:
«Non può essere altrimenti, poiché le Scritture sono
divine. In esse Dio parla ed esse stesse sono quindi la
sua Parola… Ascoltare o leggere le Scritture significa
ascoltare Dio stesso».
■
Ulrico Zwingli
(1484-1531):
Nell’esposizione e difesa della genuina dottrina
cristiana, egli s’appellò continuatamene al testo
divinamente ispirato dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Già nel 1523 rispondeva così al Vicario di Costanza che
proponeva di riferire le questioni controverse alle
università di Parigi, Colonia e Lovanio: «Ciò non è
necessario, poiché c’è già un giudice imparziale e
infallibile. È la Sacra Scrittura che non può né mentire
né errare».
■
Giovanni Calvino
(1509-1564): Dio si è rivelato; Egli ha aperto la
sua sacra bocca e ha parlato ai patriarchi. Poi, «ha
proclamato questa Parola più solennemente e ha voluto
che fosse messa per iscritto… Era necessario che la
dottrina celeste fosse scritta, affinché non perisse o
fosse dimenticata… Abbiamo così solo la Scrittura, in
cui Dio ha incastonato la sua verità affinché fosse per
sempre ricordata… Essa quindi ha, nei confronti dei
fedeli, la stessa autorità che avrebbe la voce di Dio in
persona».
«La Scrittura è la scuola
dello Spirito Santo in cui, come Egli non ha omesso
nulla che fosse salutare e utile conoscere, così non ha
insegnato nulla che non mirasse alla salvezza».
«Se v’è una controversia, non
si deve decidere nulla in base alle opinioni umane, ma
solo in base all’autorità di Dio. Poiché il mondo è
continuatamene travagliato da opinioni diverse, non v’è
altro rimedio: rifugiarci nella Scrittura».
3. LE GRANDI
CONFESSIONI DI FEDE PROTESTANTI: È molto
interessante ed edificante trovare in questi monumenti
della fede della chiesa, la stessa chiara convinzione e
la stessa unanimità. I testi che seguono e molti altri
ancora si trovano raccolti nella magistrale opera di
Philip Schaff, The
Creeds of Christendom (Harper & Brothers, New York
1877).
■ Confessione di fede di La
Rocchelle, Chiesa Riformata di Francia (1559): «III.
Tutta questa Sacra Scrittura comprende i libri canonici
del Vecchio e del Nuovo Testamento [cioè i 66 libri]…
Noi riconosciamo questi libri come canonici e come
certissima regola della nostra fede, non tanto per il
comune accordo e consenso della chiesa, quanto piuttosto
per la testimonianza e persuasione interiore dello
Spirito Santo… Noi crediamo che la Parola che è
contenuta in questi libri, provenga da Dio, dal quale
soltanto desume la propria autorità, e non dagli uomini.
E anche che essa è la norma d’ogni verità, contenente
tutto ciò che è necessario per il servizio di Dio e per
la nostra salvezza, per cui né gli uomini né gli angeli
possono aggiungervi nulla, né togliere o cambiare
alcunché».
■ I trentanove articoli
della chiesa anglicana
(1563): «VI. Le Sacre Scritture bastano per la
salvezza; la Sacra Scrittura contiene tutto ciò ché è
necessario alla salvezza. Conseguentemente, tutto ciò
che non si trova in essa o non può essere provato per
mezzo d’essa, non può essere imposto ad alcun come
articolo di fede o ritenuto necessario per la salvezza».
■ Confessione di fede di
Westminster (1667): «II. […] I libri dell’Antico e
Nuovo Testamento ci sono stati dati per ispirazione
divina come regola di fede e morale. [...] IV.
L’autorità della Sacra Scrittura, per cui si deve
credere e obbedire a essa, non dipende dalla
testimonianza di qualche uomo o della chiesa stessa, ma
interamente da Dio (che è la stessa verità); essa dunque
deve essere accettata in quanto è la Parola di Dio.
[...] V. [...] La nostra assoluta convinzione e la
nostra certezza relative alla sua infallibile verità e
autorità, derivanti dall’azione interiore dello Spirito
Santo. [...] VIII. [...] L’Antico e Nuovo Testamento…
essendo stati direttamente ispirati da Dio e per la sua
cura particolare e provvidenza, conservati puri
attraverso i secoli, sono conseguentemente autentici; in
modo che la chiesa s’attenga a essi in ultima istanza in
tutte le controversie religiose. [...] X. [...] Il
giudice sovrano che deve dirigere le controversie
religiose, esaminare tutti i decreti dei concili, le
opinioni degli antichi autori, le dottrine degli uomini
e i singoli spiriti e la cui sentenza deve essere per
noi decisiva».
■ Seconda confessione di
fede elvetica (1566): «Noi crediamo e confessiamo
che le Scritture canoniche dei santi profeti e apostoli
dell’Antico e del Nuovo Testamento sono la vera parola
di Dio e che hanno sufficiente autorità da se stesse e
non dagli uomini. Dio ha infatti parlato personalmente
ai padri, profeti e apostoli e parla ancora a noi
attraverso le Sacre Scritture. E la chiesa universale di
Cristo vede pienamente compreso in questa santa
Scrittura tutto ciò che appartiene sia a quanto dobbiamo
credere per essere salvati sia a quanto serve a condurre
la nostra vita in modo da renderla gradita a Dio. E
questo il motivo per cui Dio ha espressamente proibito
di aggiungervi o togliervi qualsiasi cosa».
4. ALCUNI TESTIMONI
DELLA FEDE
■ Adolph Monod (1802-1856):
«Quando la Scrittura parla, è Dio che parla… Ciò che
essa dice non è meno vero e meno certo che se il cielo
s’aprisse in questo momento su di noi e la voce di Dio
risuonasse come sul Sinai, dicendoci le stesse cose. Non
vi sono limiti alla fiducia e alla sottomissione dovute
alla Scrittura…».
«La Scrittura è l’espressione
divina delle massime che costituiscono il fondamento
stesso di ciò che è invisibile ed eterno. Essa è come
una lettera che Dio ha scritto riguardo al mondo
invisibile, ai suoi figli che vivono ancora nel mondo
visibile…».
«La Scrittura è dunque la
Parola di Dio nel senso più elevato nello stesso tempo
più semplice… Essa è l’unica regola sicura di fede e di
condotta morale… Niente ha valore, se non ci si
sottomette ed è subordinata all’autorità sovrana,
infallibile, immutabile Parola di Dio…».
Gli altri libri «sono tutti
pieni d’errori umani; solo la Scrittura ne è esente:
Essa è il libro di Dio… In essa sentiamo Dio parlare
mediante lo Spirito Santo… La lettura di questa Parola
ispirata dallo Spirito di Dio è come un colloquio con
Dio».
■ Alessandro Vinet
(19°-20° sec.): «Non crediate che il Cristianesimo
accomodante eliminerà qualche idea per mettersi
d’accordo con il mondo; per niente, perché si fa forza
della propria inflessibilità… Quelli che non osano
rifiutarla, cercano d’addolcirla. La si spoglia della
sua rozzezza, dei suoi miti, come ci si compiace
chiamarli; la si rende più ragionevole; ma, fatto
strano! quando è ragionevole, perde il suo vigore… Lo
zelo, il fervore, la santità, l’amore scompaiono con gli
strani dogmi. Il sale della terra ha perduto il suo
sapore e non si sa più come sostituirlo. Al contrario,
venite a sapere che vi è stato un risveglio, che il
Cristianesimo si rianima, che la fede diviene vivente,
che lo zelo abbonda? Non domandatevi in quale sistema
crescano queste preziose piante. Potete subito
rispondere che è sul suolo rozzo e scabroso
dell’ortodossia, all’ombra di quei misteri che
confondono la ragione umana e di cui essa vuol fare a
meno».
■ Billy Graham (1918~):
William Franklin Graham è più vicino ai nostri tempi, il
cui nome è conosciuto da molti. Vale la pena citare la
sua testimonianza: «Nel 1949 cominciai ad avere dei
dubbi intorno alla Bibbia… Andavo avanti… lottando con
Dio. Finalmente, disperato, abbandonai la mia volontà al
Dio vivente rivelato nella Scrittura. M’inginocchiai
davanti alla Bibbia aperta e dissi: in questo momento
per fede accetto la Bibbia come tua Parola. L’accetto
interamente, senza riserve… Se a te piace, dammi
autorità quando proclamerò la tua Parola…».
«Non parlo a favore della
bibiolatria. Non suggerisco che si debba rendere un
culto alla Bibbia, quasi come se un soldato dovesse
rendere un culto alla sua spada o un chirurgo al suo
bisturi. Sono però a favore d’un ritorno alla
predicazione basata sulla Bibbia, a una presentazione
dell’Evangelo, in cui s’affermi senza ambiguità: Così
dice il Signore!».
5. ALCUNE CONCLUSIONI:
Il Signore ha fatto sì che in ogni tempo ci siano stati
dei suoi testimoni. Quando siamo tentati di credere che
siamo i soli a conservare la testimonianza della Bibbia,
la Parola di Dio, il Signore ci ricorda le migliaia di
credenti che non hanno deposto le armi.
Il profeta Elia, pensando di
essere rimasto solo a difendere l’onore di Dio, ricorse
a Lui contro Israele, dicendo: «Io sono stato mosso
da una gran gelosia per l’Eterno, per il Dio degli
eserciti, perché i figli d’Israele hanno abbandonato il
tuo patto, hanno demolito i tuoi altari e hanno ucciso
con la spada i tuoi profeti; sono rimasto io solo, e
cercano di togliermi la vita!» (1 Re 19,10.14). Ma
che cosa gli rispose la voce divina? «Ma io lascerò
in Israele un resto di settemila uomini, tutti quelli il
cui ginocchio non s’è piegato dinanzi a Baal, e la cui
bocca non l’ha baciato» (v. 18).
Paolo, citando tali versi,
aggiunse riguardo al resto d’Israele che aveva accettato
Gesù quale Messia: «E così anche nel tempo presente,
v’è un residuo secondo l’elezione della grazia» (Rm
11,5).
Dio ha sempre un resto fedele
che tiene alta la sua Parola, anche al presente. Egli
raccomandava ai Filippesi: «Siate irreprensibili e
schietti, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una
generazione storta e perversa, nella quale voi
risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la
Parola della vita» (Fil 2,15).
► URL: http://lucebiblica.altervista.org/Articoli/Testimonianze_ispirazioneBB_R34.htm
09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015
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