È un luogo comune che il Signore
Gesù Cristo sia morto di venerdì. Ora, però, esaminando
bene i testi biblici inerenti e risalendo a informazioni
giuste e precise, dobbiamo concludere che Gesù morì di
mercoledì. Ciò si accorda con le parole dello stesso
Gesù che disse: «Generazione cattiva e Spergiura! Va
in cerca d’un segno! Ma non le sarà dato altro segno che
quello del profeta Giona. Infatti, come Giona rimase nel
ventre del pesce per tre giorni e tre notti, così il
Figlio dell’uomo rimarrà nel cuore della terra per tre
giorni e tre notti» (Mt 12,39s). In tal modo il
Signore comunicò che sarebbe restato nel cuore della
terra tre giorni e tre notti.
La sua morte avvenne in
concomitanza con la Pasqua, quando si sacrificava
l’agnello. Secondo l’ordine del Signore, il popolo
ebraico festeggiava la Pasqua nel «primo mese
dell’anno», ossia nella luna di marzo (tra marzo e
aprile), secondo il calendario giudaico, e precisamente
il 14° giorno, fra i due crepuscoli (Lv 23,5).
Il 15° giorno di quel mese
veniva festeggiata la festività pasquale quale «sabato
solenne» (o «gran sabato»); essa cadeva ogni anno in un
giorno qualsiasi della settimana. In quell’anno, tale
festività cadde di giovedì; secondo la legge, nei giorni
di festa (o sabati) non bisognava eseguire nessun
lavoro. Oltre al «gran sabato» pasquale, in quella
settimana ricorreva pure il normale «sabato
settimanale»; vi furono quindi due «sabati».
Gesù Messia fu, dunque messo
in croce all’ora terza (alle ore 9 del mattino); morì
dopo 6 ore d’agonia, all’ora nona (alle quindici). Fu
sepolto prima delle diciotto, in quanto dopo tale ora
cominciava la vigilia del «gran sabato» pasquale.
L’evangelista Luca precisò che
«le donne, che erano venute con Gesù dalla Galilea,
avendo seguito Giuseppe [d’Arimatea], guardarono la
tomba e come v’era stato posto il corpo di Gesù. 56Poi,
essendosene tornate, prepararono aromi e oli odoriferi»
(23,55s; per i dettagli cfr. Mc 15,42-47). Durante il
«sabato settimanale» osservarono il riposo, come
prescritto dalla legge mosaica (Lc 24,1).
Poi, «il primo giorno della
settimana, Maria Maddalena si recò di buon mattino al
sepolcro, mentre era ancora buio, e vide la pietra
rimossa dal sepolcro» (Gv 20,1). Per intenderci,
oggigiorno diremmo «domenica» al posto di «primo giorno
della settimana», ma tale designazione nacque solo
secoli dopo. Facendo un paragone con l’oggi, per gli
antichi il giorno andava dalle diciotto di un giorno
alle diciotto di quello successivo. Poiché il «sabato
settimanale» terminava alle diciotto, Gesù risuscitò
dalle 18,01 in poi, quando iniziò già il nuovo giorno (e
la nuova settimana); sebbene, quando Maria Maddalena
andò alla tomba fosse ancora buio, era già il primo
giorno della settimana.
Ricapitoliamo i fatti di
quella settimana.
■ Terzo giorno (martedì):
Quella sera, Gesù celebrò la Pasqua con i suoi
discepoli. Nella giudaismo c’erano due modi diversi di
festeggiare la Pasqua: gli abitanti della Giudea lo
facevano quell’anno di mercoledì e gli Ebrei del resto
della Palestina e nella diaspora anticipavano di un
giorno. Gesù e gli apostoli, essendo Galilei,
festeggiarono la Pasqua quell’anno di martedì. Era
chiaro che l’agnello potevano scannarlo e mangiarlo solo
coloro che erano presenti a Gerusalemme.
La Pasqua (= saltare
passando) veniva celebrata per ordine del Signore, per
ricordare il passaggio dell’angelo distruttore (uccise i
primogeniti degli Egiziani e «saltò» quelli ebrei) e la
liberazione del popolo d’Israele dall’Egitto. La Pasqua
veniva celebrata con l’uccisione dell’agnello, che
veniva scannato dai sacerdoti nel tempio di Gerusalemme.
L’agnello doveva essere senza difetto. Il sangue veniva
spruzzato sull’altare per l’espiazione del peccato,
mentre la carne dell’agnello era destinato
all’offerente. Ogni famiglia, dopo averlo arrostito,
doveva mangiarlo senza rompere alcun osso.
La notte di quel martedì,
Gesù celebrò la Pasqua con i discepoli, poi uscirono di
casa, si recarono al monte degli Ulivi e qui il Messia
fu arrestato e posto sotto interrogatorio. La notte
stessa gli fecero il processo, lo condussero avanti e
indietro: nel Sinedrio, da Pilato e da Erode e ancora da
Pilato.
■ Quarto giorno (mercoledì):
La mattina presto fu condotto dalla casa di Caiafa
davanti a Pilato; ma, scrisse Giovanni, le guide
religiose e politiche «non entrarono nel pretorio per
non contaminarsi e così poter mangiare la pasqua»
(Gv 18,28). Infatti, come abbiamo già evidenziato, gli
abitanti della Giudea, a differenza degli altri Ebrei di
Palestina e della diaspora, scannavano quel giorno
l’agnello pasquale.
Alle 9 del mattino, Gesù venne
inchiodato alla croce, alle 15 morì e alle ore 18 circa
veniva deposto nel sepolcro. È evidente che era il
quarto giorno della settimana (mercoledì). Così Gesù fu
crocifisso e morì fra una Pasqua e l’altra, fra quella
degli Ebrei e quella dei Giudei. In tal modo, era
l’agnello di Dio per tutto il giudaismo.
Le guide religiose chiesero a
Pilato che il sepolcro fosse «sicuramente custodito
fino al terzo giorno» da una guardia (Mt 27,62-66).
La pietra fu inoltre sigillata (v. 66).
■ Quinto giorno (giovedì):
Infatti Gesù non poteva rimanere in croce in quanto
dalle ore diciotto in poi iniziava il giovedì e, quindi,
il «sabato solenne» della Pasqua. Esso era un giorno di
riposo. Gente suppliziata che fosse rimasta senza
sepoltura avrebbe dissacrato la Pasqua.
■ Sesto giorno (venerdì):
Il venerdì le donne prepararono gli aromi per la
sepoltura.
■ Settimo giorno (sabato):
Il giorno dopo, essendo il «sabato settimanale» gli
Ebrei si riposarono, come prescriveva la legge.
■ Primo giorno della nuova
settimana: Esso cominciava già sabato, dalle 18° in
poi. La mattina dopo, quand’era ancora buio, le donne
andarono al sepolcro. La pietra era stata rimossa da
qualcuno. Maria Maddalena, che era arrivata prima delle
altre, non trovò il corpo del Signore.
Come si vede, furono realmente «tre
giorni e tre notti», come aveva preannunciato anche il
Signore stesso.
Durante il corso della storia,
i capi religiosi spostarono la morte del Signore al
venerdì; ma così facendo, non si avranno mai tre giorni
e tre notti. Tutte le spiegazioni al riguardo sono
insufficienti.
Poiché la Parola di Dio non
può contraddirsi, è bene prenderla sul serio, senza
cercare di adeguarla alle proprie tradizioni. Certo
tutto ciò non cambia nulla al fatto che Gesù sia
realmente morto sulla croce per la salvezza di chiunque
crede e che la Pasqua sia la commemorazione della sua
morte (1 Cor 5,7s). Rimane comunque la questione della
verità. Se le sacre Scritture danno questo quadro dei
fatti, non dobbiamo adeguarla alle nostre tradizioni, ma
siamo noi a doverci adeguare ad essa.
In ogni modo, come già
ribadito, deve interessarci soprattutto quello che è
successo sopra quella croce: lo spargimento del sangue
di Gesù Cristo per amore verso ognuno di noi. Ognuno fa
bene a recarsi idealmente ai piedi di quella croce e
chiedere al Signore Gesù di riscattarlo proprio mediante
il prezzo del suo sangue. Infatti, «non con cose
corruttibili, con argento o con oro, siete stati
riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai
padri, 19ma col prezioso sangue di Cristo,
come d’agnello senza difetto né macchia» (1 Pt 1,8).
►
Tre giorni e tre notti nella tomba
(2): contraddizioni?
{Giovambattista Mele - Nicola Martella}
► URL: http://www.lucebiblica.altervista.org/Articoli/Tre_giorni_notti1_Mt.htm
09-07-2007; Aggiornamento: 07-06-2015
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